Isodoro Adami, alle Terrazze del Mart la storia del trentino sopravvissuto al naufragio del “Principessa Mafalda”

La locandina dello spettacolo

Al largo delle coste brasiliane, nella sera del 25 ottobre del 1927, colò a picco il “Principessa Mafalda”, considerato agli inizi del secolo il più lussuoso transatlantico italiano, ma in quel momento ridotto ormai a una “carretta del mare”. Nel terribile affondamento morirono ben più di 300 degli oltre 1.200 passeggeri. A bordo del “Principessa Mafalda” vi era anche un giovane trentino, Isidoro Adami, che per miracolo si salvò dall’oceano e dai pescecani, ma che non tornò mai più in Italia.

La sua storia viene raccontata in “Il sogno di Isidoro”, il reading scritto e diretto da Maurizio Panizza, che andrà in scena per la prima volta venerdì 6 agosto alle 21 alle Terrrazze del Mart di Rovereto. Voci narranti di Cecilia Ruele e Andrea Franzoi, musiche all’arpa di Chiara Brun, canzoni eseguite da Paola Battistata.

Ingresso libero fino a esaurimento posti. In caso di maltempo lo spettacolo avrà luogo presso la Sala della Filarmonica.

Maurizio Panizza

Questo l’incipit della rappresentazione: “Ci mise cinque ore, lunghissime e tremende, per inabissarsi nell’Oceano Atlantico, ma esse non servirono a salvare tutti i passeggeri, come servì poco pure il fatto che prima di affondare il Principessa Mafalda fosse circondato da diverse navi accorse in suo aiuto. Nel destino del transatlantico Mafalda era scritta la parola tragedia, e tragedia fu. Miseramente il 25 ottobre del 1927 la lunga carriera della nave s’interruppe a circa 150 chilometri dalle coste del Brasile in un mare caldo e privo di apparenti insidie. Un incidente dettato dal destino avverso, secondo la stampa fascista, una tragedia, invece, annunciata più volte per coloro che in quella nave ormai vedevano soltanto l’ombra del suo prestigioso passato. Erano gli anni della grande emigrazione in un’Italia in miseria che stentava a sfamare i propri figli, un’Italia in cui ricchi imprenditori di pochi scrupoli speculavano sulla vita di tanti connazionali, mettendo a repentaglio la vita di chi decideva per necessità di imbarcarsi alla volta dell’America. Con poche eccezioni, la catena di traffici criminali sulla vita umana prevedeva anche l’ammassamento in navi dalla dubbia tenuta con il tacito consenso del Governo che vedeva nell’emigrazione l’unica soluzione ad un grave problema sociale di povertà diffusa”.

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