A Mori l’oratorio “pedala” davvero

I ragazzi in partenza per una gita in bicicletta.

Quello appena concluso a Mori è stato un Grest alternativo e particolare ma che non ha fatto rimpiangere le edizioni passate che ormai da più di vent’anni animano e riempiono di vita le sale e gli spazi esterni dell’oratorio. L’iniziativa, quest’anno, è stata proposta solamente ai ragazzi e alle ragazze tra la prima e la quarta superiore, fascia d’età che secondo gli animatori ha vissuto con più difficoltà questo ultimo anno e mezzo. “È stata una scelta faticosa e coraggiosa perché i bisogni di una comunità sono tanti”, spiega Emanuele Bortolazzi, educatore veronese che ha aiutato nell’organizzazione del Grest. “Per anni l’attenzione è sempre stata focalizzata sui bambini ma, forse, quest’anno quelli che possono essere considerati più fragili sono proprio gli adolescenti: scegliere di fare un Grest per loro – prosegue Bortolazzi – ha significato prendersi cura anche delle loro fragilità, per tanto tempo nascoste, ma che adesso la pandemia ha amplificato e fatto emergere”.

Il Grest non aveva un filo conduttore; si è scelto invece, come spiegano gli animatori, di puntare sulle esperienze quotidiane. Non avere una storia fissa come nei Grest “classici” ha permesso agli animatori di focalizzarsi e di prestare maggiore attenzione alle singole storie dei ragazzi. “Ho notato che non erano necessarie delle attività straordinarie, bastava un linguaggio ‘un po’ più adulto’ in modo che si ristabilisse un legame”, osserva Bortolazzi. “Una delle espressioni che i ragazzi usavano spesso era che non volevano essere trattati da bambini, perciò sia nei giochi sia nelle varie attività proposte c’è sempre stato il tentativo di ricevere da loro un feedback sulla riuscita delle iniziative”. Le proposte sono state varie: i giovani hanno potuto confrontarsi anche con la slackline e con il tiro con l’arco che hanno permesso agli adolescenti di misurarsi con attività più mature e coinvolgenti; altro passaggio importante è stato quando ai giovani, divisi in tre squadre, è stato chiesto di organizzare una giornata di Grest per i loro coetanei.

Il mosaico in fase di preparazione e sotto il mosaico completo

Una delle attività che più di altre è destinata a restare negli occhi dell’intera comunità è il magnifico mosaico, realizzato durante le due settimane appena concluse. “In un momento così particolare, il mosaico è un qualcosa che rimane per più anni rispetto ai murales realizzati negli anni scorsi”, commenta don Augusto Pagan, parroco di Mori. “Molto probabilmente questo mosaico avrà la possibilità di rimanere lì alla vista di tutti in ricordo di questo anno così particolare, rappresentando l’importanza dell’apporto di ciascuno nel costruire la nostra comunità che si rispecchia in quest’opera”. E come in un grande mosaico, anche il Grest di Mori ha saputo unire non solo le persone ma anche le loro emozioni: partendo dalla rabbia, sentimento che si è concretizzato quando gli adolescenti hanno rotto le piastrelle che hanno poi costituito l’anima del mosaico, fino alla gioia nel vedere l’opera compiuta. L’idea alla base del mosaico è che dietro ad ogni frattura e spaccatura ci sia qualcosa da cui ripartire e che può diventare un capolavoro. Come questo Grest insolito ma che ha saputo coinvolgere generazioni diverse di una comunità che ha voglia di rinascere.

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