DOMENICA 20 GIUGNO 2021 – XII DOMENICA TEMPO – ORDINARIO – ANNO B
Gb 38,1.8-11 – 2 Cor 5,14-17 – Mc 4,35-41
«Passiamo all’altra riva»: Gesù dopo aver parlato a una grande folla (Mc 4,1), chiede ai suoi discepoli di portarlo sull’altra sponda del lago. Sembra quasi che voglia abbandonare i suoi seguaci in Galilea, per andare in un territorio, quello della Decapoli, dove sarebbe stato accolto freddamente. Infatti un poco più tardi «si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio» (Mc 5,17). E in più si tratta di una zona abitata dai pagani, nella quale un ebreo osservante avrebbe fatto bene a non avventurarsi, per non correre il rischio di diventare impuro. Tuttavia i discepoli non frappongono nessuna esitazione e lo seguono immediatamente.
I cristiani di questo nostro tempo possono sentirsi immersi in una cultura che non è la loro, che è ostile. La loro scelta non può essere quella di aver paura di contaminarsi. Devono starci per dialogare con tutti senza lanciare anatemi. Gesù non ha mai avuto paura di incontrare persone di altre religioni o culture. Anzi ha aiutato gli apostoli ad andare oltre le tradizioni e il loro modo di ragionare.
É vero che in situazioni simili si può scatenare la tempesta, che è, fra le altre, anche l’immagine delle nostre insicurezze e delle nostre paure. E Gesù se ne sta a poppa, su un cuscino, a dormire. I discepoli lo svegliano gridando, forse anche rimproverandolo: «Non ti importa che siamo perduti?». Il grido dei discepoli è il grido dell’uomo che teme per la sua vita, il grido che porta in sé tutta la fragilità dell’esperienza umana. Nel terrore dei discepoli su quella barca c’è il terrore di chi si sente sospinto fuori della convivenza umana, condannato a una vita ai margini, a essere uomo o donna di serie B. Ed è in questi momenti che Gesù invita tutti a compiere un importante passaggio dalla religione alla fede.
La religione si basa su ciò che l’uomo può fare per essere gradito a Dio. La fede, invece, è la disponibilità ad accogliere ciò che Dio fa per lui. Chi vive la religione può essere convinto di trovarsi di fronte a religioni o tradizioni che vanno combattute con ogni mezzo; chi vive la fede cerca la verità nel dialogo, nella conoscenza profonda, allontanando i pregiudizi. Gesù ci invita a passare da un modo di pensare (il nostro) a un altro (quello del Vangelo). Questo è il nuovo esodo da compiere. Non è mai tranquillo. È spesso un camminare sulle acque tumultuose dell’incertezza e dell’instabilità.
Abraham Joshua Heschel, un teologo ebreo che è stato anche un grande educatore, amava dire ai suoi allievi: “É essenziale imparare non solo le risposte importanti, ma anche le domande importanti. Soprattutto è fondamentale imparare le domande per le quali non esistono buone risposte. Dobbiamo imparare a convivere con le domande”. Non si cresce, non si può raggiungere la maturità umana e spirituale senza attraversare dubbi e domande e talvolta l’angoscia. Vale anche per la Chiesa attuale, che è come una barca in mezzo alla tormenta. Magari è tentata di stare sulla riva per evitare il rischio della bufera. Gesù con quel «passiamo dall’altra parte», invita a partire sempre, a non avere paura. Ogni cambiamento fa soffrire, ma non deve portarci al senso del fallimento e della fine, perché, per quanto possa sembrare addormentato, Gesù è sempre dentro la barca della nostra vita.
E secondo voi?
Quali sono le paure presenti nella mia vita?
Come comunità cristiana ci lasciamo interrogare da quanto accade nel mondo e nella Chiesa?
Sappiamo convivere con le domande?
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