Le storie di buoni sentimenti sono piacevoli ad ogni età. “Gino e Margherita” (Albatros, 2020) di Daniela Minerbi è una di queste. Una storia che scalda il cuore per la gioia di vivere che caratterizza i suoi due personaggi.
Gino è un marinaio di lungo corso, che vive in riva al mare. La sua vita è stata piena di avventure e di incontri. Adesso riposa nella sua casetta sentendosi un po’ “diverso”, ai margini del mondo veloce e tecnologico dei nostri giorni, ma felice e soddisfatto di ciò che ha visto e sperimentato nella sua esistenza. Margherita, invece, è una piccola rondinella di mare impaziente di poter lasciare il nido come i suoi fratelli e di volare curiosa alla scoperta del mondo.
L’incontro tra i due così diversi ma, in fondo, così vicini, è un felice colpo di fulmine che spalanca le porte all’entusiasmo di affrontare insieme esperienze positive. Nella seconda parte del libro, dunque, il registro cambia e da una narrazione verosimile, si passa ad una narrazione di fantasia con i due protagonisti in volo alla ricerca del loro “posticino ideale”. Gino e Margherita, insieme, sembrano invitare a guardarsi dentro, a considerare ciò che si è vissuto e a evidenziarne i momenti migliori per trovare una dimensione di serenità.
L’invito al lettore di ogni età, inoltre, è ad essere sempre attento e curioso verso ciò che lo circonda, l’ambiente e gli esseri che ci vivono. Come tutte le storie “per tutti”, anche questa presuppone diversi livelli di lettura. I più piccoli la scorreranno, probabilmente, in fretta alla ricerca delle vicende dei due protagonisti. I più grandi, con pazienza possono anche apprezzare le implicazioni più profonde di significato e le riflessioni sulla vita che Daniela Minerbi ha voluto mettere in queste pagine sia con le parole, sia con le illustrazioni a matita colorata, di cui lei stessa è autrice.
Tratto distintivo del testo, proposto anche in lingua inglese per la traduzione di Andrea Verenini, sono le numerose e molto dettagliate descrizioni oltre che il linguaggio ricercato, caratteristiche che, forse, la maggior parte dei lettori non è più molto abituata a trovare nelle proprie letture di svago e di piacere. È anche per questo che, come scrive l’autrice stessa nelle sue riflessioni finali, il libro può essere più facilmente letto e utilizzato in contesti didattici o educativi.
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