“Occorre contrastare, presto ed efficacemente, quel degrado socio-ambientale che si intreccia con i drammatici fenomeni pandemici di questi anni”. Ne sono convinti i vescovi italiani, che nel messaggio per la 16ª Giornata nazionale per la Custodia del Creato, in programma il 1° settembre, inseriscono l’appuntamento nel cammino verso la 49ª Settimana Sociale dei cattolici italiani, che avrà per titolo “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro. #tuttoèconnesso”. “L’epoca che stiamo vivendo è piena di contraddizioni e di opportunità”, l’esordio del messaggio. “La strada che conduce a Taranto richiede a tutti un supplemento di coinvolgimento perché sia un percorso di Chiesa che intende camminare insieme e con stile sinodale”, scrivono i vescovi, che citano l’Instrumentum laboris dell’appuntamento di ottobre: “Il cambiamento climatico continua ad avanzare con danni che sono sempre più grandi e insostenibili. Non c’è più tempo per indugiare: ciò che è necessario è una vera transizione ecologica che arrivi a modificare alcuni presupposti di fondo del nostro modello di sviluppo”. “Viviamo un cambiamento d’epoca, se davvero sappiamo leggerne i segni dei tempi”, l’analisi della Cei, che esorta ad “una transizione che trasformi in profondità la nostra forma di vita, per realizzare a molti livelli quella conversione ecologica cui invita il VI capitolo dell’Enciclica Laudato si’ di papa Francesco”. “Si tratta di riprendere coraggiosamente il cammino, lasciandoci alle spalle una normalità con elementi contraddittori e insostenibili, per ricercare un diverso modo di essere, animato da amore per la terra e per le creature che la abitano”, spiegano i vescovi.
“La transizione ecologica presuppone un nuovo patto sociale, anche in Italia”, scrivono poi i vescovi che osservano come la transizione ecologica è insieme sociale ed economica, culturale e istituzionale, individuale e collettiva, ma anche ecumenica e interreligiosa. È ispirata all’ecologia integrale e coinvolge i diversi livelli dell’esperienza sociale che sono tra loro interdipendenti: le organizzazioni mondiali e i singoli Stati, le aziende e i consumatori, i ricchi e i poveri, gli imprenditori e i lavoratori, le nuove e vecchie generazioni, le Chiese cristiane e le Confessioni religiose… Ciascuno deve sentirsi coinvolto in un progetto comune, perché avvertiamo come fallimentare l’idea che la società possa migliorare attraverso l’esclusiva ricerca dell’interesse individuale o di gruppo”. Per realizzare tale obiettivo, propone la Cei, occorre approfondire l’educazione alla responsabilità, per “un nuovo umanesimo che abbracci anche la cura della casa comune, coinvolgendo i molti soggetti impegnati nella sfida educativa”.
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