Sull’incontro tra un escursionista e un’orsa con cuccioli avvenuto mercoledì 26 maggio sul monte Peller, in una zona tra la valle di Non e la Rendena, segnalata anche sul portale della Provincia autonoma di Trento dedicato ai grandi carnivori (Orso, Lupo, Lince) come popolata da femmine di orso con prole, interviene con una nota la presidente dell’ENPA del Trentino, Ivana Sandri.
“L’etologia ci conferma che la famiglia ursina del Peller si è comportata secondo i canoni”, scrive Sandri: colta di sorpresa e preoccupata per la salvaguardia della prole, l’orsa ha rugliato, per avvertire i cuccioli del pericolo e per tenere lontano l’uomo e si è poi allontanata dopo averli visti al sicuro.
Ma, osserva ancora Sandri, questo primo incontro della stagione con cucciolate “rimette al centro alcune questioni”.
La prima “è certamente la necessità di dare agli abitanti le conoscenze necessarie per vivere queste situazioni in tranquillità, evitando rischi sia per le persone che per gli animali”, così come di formare i giornalisti, “affinché i media facciano a loro volta azione di informazione e diffondano notizie consapevoli, veritiere, adeguate agli avvenimenti contingenti”. Secondo la presidente dell’ENPA “le istituzioni hanno mancato nel loro dovere, in quanto ogni incontro viene narrato come fonte di paura, e gli orsi vengono presentati come animali sconosciuti, nonostante convivano con noi da millenni”.
L’altra questione importante che Sandri pone è la necessità di “comprendere la differenza fra rischio percepito e rischio reale“: “Avendo perso la familiarità con la presenza degli orsi, e non avendo ricevuto dalle Istituzioni le corrette informazioni, tendiamo a percepirli come rischio alto per la nostra incolumità, mentre i dati oggettivi ci confermano la loro bassissima pericolosità. Per contro percepiamo come sicuri comportamenti invece molto pericolosi: il rischio dell’atto di scrivere un messaggio sul cellulare mentre si guida, come il rischio connesso all’effettuare escursioni in montagna privi dell’attrezzatura adatta e senza un’adeguata preparazione, sono culturalmente considerati normali e non gravi, mentre in realtà in entrambi i casi il rischio reale di incidenti, con conseguenze fatali, è molto alto”.
In conclusione, Ivana Sandri osserva che una migliore conoscenza dei comportamenti dell’orso in natura e un corretto approccio “alla complessità dell’ecosistema montano, ci consentiranno la giusta percezione dei reali – e limitati – rischi connessi, per poter vivere un equilibrato e appagante rapporto con l’ambiente naturale”.
Lascia una recensione