Da un progetto dell’Associazione Acropoli, è nata “Human Habitat. Paesaggi dall’Antropocene” una mostra che si compone di una serie di scatti del fotografo tedesco Tom Hegen e di giovani artisti internazionali, accompagnati da infografiche e video. L’esposizione è un’immersione nella dimensione estetica dell’Antropocene, epoca in cui l’ambiente terrestre viene fortemente condizionato dagli effetti dell’azione umana, in un mix di immagini tanto affascinanti nella loro componente artistica, quanto perturbanti, nel documentare dinamiche di imponente impatto antropico. Lo scorso 21 maggio è stata inaugurata l’esposizione nel parco del MUSE – Museo delle Scienze, che rimarrà aperta fino al 18 luglio. Il 12 giugno aprirà invece la mostra ospitata alle Gallerie a Trento, dove rimarrà fino a febbraio 2022.
Come una sorta di anticipazione della più estesa esposizione che si potrà ammirare presso lo spazio espositivo delle Gallerie, al MUSE è presente un racconto tramite immagini, infografiche e video – accessibili tramite QRcode – sui temi dello sfruttamento dell’ambiente naturale per l’estrazione di risorse e la produzione di cibo e sull’impatto di queste attività in termini di sostenibilità e biodiversità ma anche di percezione dell’umanità rispetto al proprio essere al mondo e alla relazione con gli altri organismi e l’ambiente. Sono esposte 8 fotografie di grandi dimensioni di Tom Hegen e altri 21 scatti, tratti da 8 progetti fotografici diversi di 6 artisti emergenti. Come opere astratte, i “quadri” di Tom Hegen mostrano dall’alto la trasformazione, la razionalizzazione, la distruzione e la sublime bellezza dei paesaggi contemporanei invitandoci ad un dialogo tra scienza ed arte, dato grezzo e impressione empatica.
“Human Habitat mostra la bellezza e l’armonia delle trasformazioni del paesaggio in un mix pazzesco di colori e geometrie antropiche”, afferma il presidente di Acropoli Federico Casagrande. “Come esseri umani trasformiamo i territori in cui viviamo per adattarli alle nostre necessità; riteniamo importante conoscere come abbiamo modellato il nostro pianeta per farlo diventare il nostro Habitat, lasciando segni indelebili del nostro passaggio, sempre in bilico tra pennellata d’artista e cicatrici da rimarginare.
“La crisi climatica e ambientale può essere chiaramente letta come conseguenza di modelli di sviluppo economico e sociale che comportano forme di super sfruttamento delle risorse naturali. A queste, si accompagna il degrado complessivo della vivibilità del pianeta, una situazione ci impone di porre rimedio a questo stato delle cose, consapevoli che restare indifferenti e perseguire nell’inazione è immorale”, spiega Michele Lanzinger, direttore del MUSE. “Il tema dell’Antropocene e dello Sviluppo sostenibile è divenuto, in questi anni, tema fondamentale dell’azione del Museo delle Scienze e viviamo con entusiasmo la possibilità di riflettere su queste situazioni assieme ad altri soggetti rilevanti del quadro culturale della Provincia, come la Fondazione Museo Storico e la giovane nuova realtà partecipativa costituita dalla Associazione Acropoli”.
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