Un giorno d’agosto del 2005 un tir, diretto a nord, sosta in un autogrill vicino a Bressanone. Da sotto esce un ragazzino. È tramortito, sporco. S’era legato di nascosto all’asse delle ruote posteriori prima che il tir partisse, dentro la nave, dalla Grecia. Poi Venezia, l’autostrada, quattro ore d’inferno. Altri erano morti così. È affidato al Kinderhof di Merano. Alidad Shiri aveva quindici anni, veniva dall’Afghanistan. I genitori, una sorella, la nonna erano stati uccisi. Con suo fratello, sua sorella e gli zii si era rifugiato in Pakistan.
Due anni dopo era partito da solo, cercando futuro.
Un viaggio incredibile e pericoloso durato tre anni: Iran, Turchia, Grecia. Alidad ha trovato una comunità accogliente a Merano: istituzioni, scuola, amici. Anche a Bolzano e a Trento.
Col Margine ha pubblicato Via dalla pazza guerra, la sua storia scritta con Gina Abbate, l’insegnante che l’ha aiutato in tutto. Ha presentato il libro in tante scuole del nostro Paese.
Martedì 18 maggio Alidad si è laureato all’Università di Trento in Filosofia politica discutendo la tesi “L’Afghanistan e la tragedia della politica”. Relatore il professor Salvatore Abbruzzese.
L’amore e la solidarietà di una comunità gli hanno ridato quel futuro che la cattiveria degli uomini gli aveva tolto.
Lascia una recensione