Quei botanici trentini “custodi” del Bondone

Il prof. Giuseppe Dalla Fior durante un’escursione botanica

Lo spunto:

Ho letto con grande piacere, su Vita Trentina del 25 aprile, lo spunto e le proposte relative a Gino Tomasi, naturalista e storico direttore del Museo di Scienze di Trento. Mi è affiorato subito un bel ricordo della metà degli anni Settanta, quando lavoravo all’Ufficio Studi della PAT, diretto da Giampaolo Andreatta in staff col Presidente Bruno Kessler. Dato che parlavo bene l’inglese, mi spedirono sul lago di Caldonazzo a fare l’interprete tra i tecnici svedesi dell’Atlas Copco, Gino Tomasi direttore del Museo tridentino di Scienze naturali e Gianni Coradello dell’Impresub di Trento, che aveva posizionato a 16 metri di profondità nelle acque del lago una nuova tecnologia.

Parlavano del primo progetto in Italia per ossigenare l’acqua del lago di Caldonazzo, installando i famosi “Limno” per ridargli vita. Passammo parecchie ore insieme ed ebbi un’ottima impressione del professor Tomasi, persona garbata, colta, quasi umile e armata di santa pazienza fin che le cose non furono chiarite, una volta per tutte. Sono passati più di 45 anni e i Limno sono ancora in funzione. In seguito ad un colloquio con Italo Leveghi di sei mesi fa, anche la Pro Loco Monte Bondone, su suo suggerimento, si è mossa per capire cosa si possa fare sulla stessa Montagna di Trento per ricordare Gino Tomasi. Ho dato incarico alla nostra socia biologa Tiziana Dalla Fior di approfondire il tema partendo dalla Fondazione Museo Storico del Trentino. Ovviamente prenderà contatto anche con Michele Lanzingher, direttore del Muse, che attualmente gestisce il Giardino Botanico. Colgo l’occasione per proporre anche un’altra persona che meriterebbe di essere ricordata sul Monte Bondone: il botanico Giuseppe Dalla Fior, zio di Tiziana, che fu fondatore negli anni Trenta dell’allora Orto Botanico con Lino Bonomi, direttore del Museo di Storia Naturale della Venezia Tridentina e che successivamente ne fu un grande collaboratore.

Sergio Costa, Presidente Pro Loco Monte Bondone

È importante la proposta di Sergio Costa (passato poi dalla Provincia all’Ufficio Studi della Banca di Trento e Bolzano e “promotore” per quell’istituto di credito, di una rivista economica di altissimo livello nazionale) ed è opportuna per due ragioni.

La prima perché ricorda che il Trentino fu pioniere, già mezzo secolo fa, di quella che ora viene chiamata “sostenibilità ambientale” e della consapevolezza che lo sviluppo economico cammina sulle gambe di una natura integra, scorre lungo i corsi di un’acqua pulita, richiede investimenti di tutela a lungo termine e non ha un futuro nelle “trimestrali” e nel fare cassa svendendo i patrimoni accumulati con il lavoro delle passate generazioni. La decisione di “ripulire” (rete fognaria) e ossigenare il lago di Caldonazzo fu fondamentale e Gino Tomasi (autore, fra l’altro, di un affascinante volume di ricerca e documentazione su “I laghi del Trentino” , che sono 330, la Finlandia delle Alpi) ne ebbe un merito particolare. L’acqua resta il patrimonio più prezioso del Trentino, ma anche quello sempre più minacciato attraverso prelievi, centraline e sprechi.

La seconda ragione è che, in questa cornice, è essenziale rilanciare e riqualificare la dimensione ambientale unica delle Viote, che non possono essere ridotte a bacino di supporto per l’innevamento artificiale, o lasciate a piastrone di parcheggio motorizzato. Gino Tomasi sarebbe in prima fila in questa battaglia, ma sarebbe anche il primo a volere che il suo nome venisse associato a quanti, sulle Viote, hanno investito pezzi della loro vita in studi scientifici e passione naturalistica, ad iniziare dalla realizzazione del Giardino Botanico, uno dei più belli e completi delle Alpi. Fra i promotori va annoverato il prof. Giuseppe Dalla Fior, con i suoi discepoli nella grande tradizione botanica trentina, fra cui si distinguono Vittorio Marchesoni (pioniere degli studi sul Glenodinium di Tovel) e il prof. Franco Pedrotti, sempre attivissimo sociobotanico (interrelazioni delle piante fra loro, con il clima, con l’operato del’uomo…) autore di studi decisivi sui pascoli delle Viote, ma anche i Coser di Garniga, tre generazioni, nonno, padre e figlio di giardinieri e custodi dell’orto botanico.

Giuseppe Dalla Fior (1884-1967) fra questi, è un vanto e un esempio, per la profondità dei suoi studi (fu pioniere nell’analisi dei pollini) e l’umiltà con cui li condusse. Studiò al Prati, si laureò all’Università di Vienna e pubblicò nel 1926 la fondamentale “Flora del Trentino”, con tavole minuziose per ogni specie (che Giulio Benedetto Emert, grande storico dell’arte poi acquarellò) che resta decisiva per la comprensione e la classificazione della flora trentina. La dimensione ambientale e botanica è centrale al richiamo delle Viote e del Bondone, anche sotto il profilo turistico.

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