La ricerca di un equilibrio tra l’emergenza sanitaria e quella educativa è uno degli obiettivi che tutti i ventuno gruppi scout del Trentino Alto Adige stanno cercando di perseguire. Perciò quest’anno – come ogni anno – la comunità capi di ogni gruppo, in base al contesto in cui opera, redige un Progetto Educativo, uno strumento di lavoro per rendere l’azione educativa più mirata, continuativa ed efficace.
Come ci spiegano Luca e Francesca, responsabili regionali dell’Agesci, l’Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani, in questo momento stanno cambiando sia le esigenze dei gruppi locali sia quelle a livello nazionale, tanto che si sta iniziando a parlare di nuove dimensioni educative e di nuove strategie d’intervento, che porteranno al rafforzamento della dimensione comunitaria. “A livello nazionale stiamo parlando da alcuni mesi di ‘comunità educante’, una dimensione nella quale gli scout non agiscono da soli ma in collaborazione con altre realtà associative”, spiega Luca, responsabile regionale dell’Agesci insieme a Francesca. Le attività negli ultimi mesi non si sono fermate. Gli incontri online hanno aiutato a mantenere i rapporti. Alla voglia di incontrarsi che caratterizza i bambini e i ragazzi dagli 8 ai 21 anni, invece, sono venuti incontro il protocollo firmato dall’Agesci nazionale e dal Ministero della Famiglia, oltre al sostegno della Provincia Autonoma di Trento, che hanno permesso di tornare a svolgere le attività in presenza.
“Abbiamo privilegiato le attività all’aria aperta, che è una delle nostre forme di relazione educativa”, spiegano i referenti regionali. “I capi hanno dovuto chiaramente rivedere molte forme del metodo educativo. Stiamo vivendo però un momento di grande creatività e di rilettura della realtà per riuscire a soddisfare i bisogni attuali, pur rimanendo nel solco di quelli che sono i valori e l’essenza del metodo scout”.
Non solo Comunità. Anche il Servizio è un punto fondamentale della vita scout, al quale gli scout trentini si stanno dedicando in questo periodo, aiutando chi attraversa un momento di fragilità. “L’emergenza ha ampliato i bisogni: chi era pronto li ha accolti e li ha interpretati promuovendo delle risposte concrete”, commenta Luca. “Alcune attività hanno avuto parecchia risonanza mediatica, ma è importante sottolineare che il Servizio non va manifestato, anche se è chiaro che deve essere riconosciuto per poter essere un’opportunità anche per gli altri”. Ne è un esempio l’iniziativa “Una pala in più”, realizzata tra il 28 e il 29 dicembre dell’anno scorso, quando i clan della provincia hanno le strade di Trento dall’abbondante nevicata caduta in quei giorni.
L’ultima attività di volontariato, in ordine di tempo, che l’Agesci ha attivato a livello regionale è il supporto nel triage della campagna vaccinale. Un accordo stipulato con l’Azienda Provinciale per i Servizi Sanitari prevede che, nei prossimi mesi, alcuni gruppi scout aiuteranno a curare l’attività di accoglienza e orientamento delle persone che devono vaccinarsi. “Abbiamo bisogno di alleanze, ci siamo detti in una riunione con l’Apss: nessuna associazione o realtà potrà promuovere la campagna vaccinale da sola”, conclude Luca. “C’è bisogno dell’aiuto dei Nuvola, della Croce Rossa, dei medici volontari, degli scout e di tante altre realtà”.
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