Come cambia il Museo Diocesano: ecco il nuovo allestimento

Foto © Gianni Zotta

In movimento anche quando è stato costretto a fermarsi, il Museo Diocesano Tridentino è riuscito a trasformare le enormi difficoltà attraversate negli ultimi mesi, segnati dalla pandemia, in un’opportunità. La riapertura delle sue porte dopo il lungo stop, mercoledì 5 maggio, ha portato con sé un allestimento del tutto rinnovato e una serie di novità che rendono il Museo più moderno e facile da visitare, anche per un pubblico meno esperto.

Non solo un’occasione per “fare le pulizie di primavera” ed efficientare gli impianti con interventi che, a museo aperto, non si sarebbero potuti fare: a porte chiuse lo staff del Diocesano ha lavorato senza sosta per rinnovare radicalmente la pinacoteca, abbandonando l’organizzazione puramente cronologica su cui si basava dal 1995, per optare per un percorso incentrato su singoli temi.

“Circoscrivere specifiche tematiche aiuta ad accrescere l’attenzione e la comprensione del pubblico”, spiega la direttrice del Museo Domenica Primerano, presentando gli spazi del primo piano, con le tre sale dedicate a San Vigilio, al Simonino e al Concilio di Trento. Nella prima, incentrata sul patrono cittadino, sono raccolte una serie di opere che ricordano la sua figura; quindi la lastra tombale di Johannes Hinderbach, principe vescovo che più di tutti fece propria la ‘causa di Simone’, accoglie nella sezione dedicata alla vicenda di Simonino da Trento. Uno spazio figlio del successo della recente mostra, dove trova posto anche il rilievo ligneo del Compianto sul corpo morto del Simonino, concesso al Museo in comodato gratuito dalla Fondazione Caritro. La sala dedicata al Concilio di Trento invece rappresenta un cambio di rotta rispetto al passato, che relegava l’evento più famoso della storia della città al solo giroscala: “Il tema ora viene affrontato in modo più approfondito, raccogliendo tutte le informazioni utili per capire motivazioni e contenuti del Concilio in modo semplice e completo, anche grazie ai pannelli didascalici e ad una serie di apparati didattici nuovi e tecnologici”, spiega Primerano, mentre mostra i QR code posizionati vicino alle opere, che permettono di sviluppare le tematiche con l’ausilio di contenuti multimediali, video, immagini e podcast, ed unire la narrazione all’approfondimento.

Tornando all’allestimento, dopo aver ammirato sul giroscale due imperiosi affreschi recuperati dal primo direttore del Museo, don Vincenzo Casagrande, si prosegue focalizzando l’attenzione su alcuni temi, con un’occhio alle opere del territorio, con cui il Museo intende sviluppare il già forte legame, fino ai focus su una serie di artisti classici, da Andrea Pozzo e Francesco Fontebasso, al Novecento di Tullio Garbari e alla sua visione dell’arte sacra. Novità dell’ultimo piano, prima della sezione dedicata ai paramenti liturgici, il tavolo interattivo dove il visitatore può sbizzarrirsi nella ricerca, per approfondire la conoscenza della storia del Museo, della sua sede e dei suoi protagonisti, oppure esplorare le immagini delle opere esposte e collegarle alle chiese da cui provengono. Ai più piccoli poi, il tavolo multimediale propone una serie di giochi e attività per apprendere divertendosi, e portare a casa qualche piccolo ricordo dell’esperienza museale. “Tante cose le abbiamo fatte in casa per ridurre i costi”, conclude orgogliosamente Primerano, ringraziando la squadra del Diocesano, che torna ad accogliere e ad aprirci, in una versione ancora più accattivante, il prezioso scrigno della nostra storia.

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