C’è un filo conduttore che lega le opere dei piccoli e dei grandi autori di ogni tempo, ed è la ricerca della felicità attraverso quella parola che porta bellezza e consolazione. Lo racconta Luciano Brugnara, già docente di Lettere delle superiori, ora professore all’Università della terza età del Trentino, in “Nontiscordardime. Le meravigliose scritture”, edito da ViTrenD.
“Questo è il romanzo della mia vita e in questi testi ho conosciuto la mia felicità”, scrive l’autore nella presentazione del libro. “E poiché, come afferma Seneca, nessuna gioia è veramente tale se non la si condivide, ho deciso di raccoglierli in questo libro”.
È dedicata al filosofo originario di Cordova una delle quattro sezioni del volume, che si apre con i capolavori, i grandi classici che, per parafrasare Italo Calvino, sono tali perché non hanno mai finito di dire quello che hanno da dire.
Sono raccolti in questa sezione cinquanta pezzi in prosa e in poesia. In ognuno di essi, dal Cantico di Frate Sole di Francesco d’Assisi all’Addio monti di Alessandro Manzoni, “traspare – come scrive Brugnara – l’abilità di straordinari architetti della parola (il termine “poesia” deriva dal verbo greco che significa “fare, costruire”)”.
Sono testi che parlano al presente, come i Myosotis, fiori chiamati anche “non ti scordar di me” perché, secondo una leggenda medievale, sono simboli d’amore eterno. Il Cantico di Frate Sole trasmette un messaggio forte e attuale, “un’eco”, come lo definisce Brugnara, che arriva fino a noi: “Salvate il pianeta terra”.
La Lettera al padre di Franz Kafka parla invece del rapporto complicato tra un padre che cerca di imporre i propri desideri a un figlio che vorrebbe solamente seguire le proprie inclinazioni, in questo caso la scrittura.
La grande letteratura, infatti, come afferma Brugnara, non è tale solo perché è stilisticamente bella, ma anche – e forse soprattutto – perché in essa risuona la vita, perché è uno specchio nel quale possiamo guardarci e dirci: “Siamo noi”.
Parlavano al cuore umano anche Seneca e Trilussa, ai quali sono dedicate la seconda e la terza sezione di Nontiscordardime.
Il filosofo latino, vissuto tra il 4 a.C. e il 65 d.C., ha sempre cercato di trasmettere, nei suoi scritti, la ricerca di verità e saggezza, che secondo lui coincidevano con la stessa felicità. Trilussa è stato invece un osservatore attento della realtà romana a cavallo tra Ottocento e Novecento; uno scenario che ha fissato su carta con ironia e umorismo, grazie al dialetto romanesco.
Luciano Brugnara ha inserito infine una quarta sezione, dedicata ad autori meno noti ma che hanno comunque cercato di ascoltare il “fanciullino” pascoliano che è in loro. L’autore s’inserisce con delicatezza all’interno di questi ottanta brani, che introduce in modo semplice e chiaro.
“Ovviamente la scelta è soggettiva e non tutto sarà condiviso”, chiarisce Brugnara nell’introduzione. “L’augurio mio e, penso, anche degli autori, è che questo libro infonda nei lettori un poco di luce, di speranza e di consolazione. E non sarebbe cosa di poco conto”.
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