Aurelio Nicolodi e l’impegno per i “fratelli d’ombra”

Aurelio Nicolodi visto da Giorgio Romagnoni

Si spese perché quelli che chiamava “fratelli d’ombra”, i ciechi, fossero considerati “uomini fra uomini, cittadini fra cittadini”. Aurelio Nicolodi, fondatore e per anni presidente dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (Uici), nacque a Trento il 1° aprile del 1894, nell’allora contrada di San Benedetto, in via Oss Mazzurana.

Durante la Prima guerra mondiale, cui partecipò da irredentista, una granata lo colpì in volto, e Nicolodi perse la vista. Fu visitando un istituto per ciechi che, nel 1916, scelse di dedicarsi al miglioramento delle condizioni dei “fratelli d’ombra”. Entrando in quel luogo, infatti, ne rimase impressionato, e non in senso positivo. “Un luogo, mi pareva, colpito da un oscuro sortilegio – disse, come riportato nel libro “Aurelio Nicolodi. Una luce nel buio dei giorni”, scritto da Alberto Folgheraiter e da Giorgio Lunelli – per cui ciascuno camminasse ai margini della vita totalmente avulso da ogni possibilità di immergervisi e di goderne”. Nicolodi uscì dall’istituto per ciechi “con la testa in fiamme” e disorientato, quasi disperato, ma con una certezza: “Il cieco non esiste, mi dicevo – scrisse – esistono soltanto uomini ciechi, pari ad ogni altro uomo e mi pareva con ciò di aver fatto una grande scoperta, di aver fissato le basi di una riforma: necessaria”.

Aurelio Nicolodi, nel 1917, fonda a Firenze l’Associazione nazionale dei Ciechi di Guerra. Nel frattempo, impara il metodo Braille e si iscrive all’università di Economia e Commercio, laureandosi nel 1920. Nello stesso periodo, si sposa con Maria Priolo, dalla quale avrà quattro figli, e, in occasione del Congresso di Genova, fonda l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti (Uici). Cinque i punti che, nel corso del Congresso, Nicolodi porta all’attenzione di chi lo ascolta: il diritto all’educazione per i ragazzi ciechi; la piena capacità per gli adulti, a quel tempo considerati ancora inabili a tutelare i propri interessi; la previdenza per tutti; l’assistenza per gli anziani e gli inabili.

Nicolodi è stato presidente dell’Uici sino al 1945, anno in cui ha lasciato l’incarico a Paolo Bentivoglio. Sempre in quegli anni, la sede dell’Uici si sposta da Firenze a Roma, dove si trova tuttora. Aurelio Nicolodi muore il 27 ottobre del 1945 per un tumore; oggi è sepolto nel cimitero di Castiglioni. A Trento gli sono state dedicate una via in Bolghera e l’Istituto Comprensivo di via Fogazzaro.

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