Anche monsignor Giancarlo Bregantini e padre Alex Zanotelli sono stati chiamati nell’aula del Tribunale di Locri per testimoniare nell’ambito del processo “Xenia”, che vede imputato tra gli altri anche l’ex sindaco di Riace, Mimmo Lucano.
Tra i capi d’accusa rivolti a Lucano e agli altri imputati anche quello di associazione a delinquere finalizzata all’illecita gestione dei fondi destinati all’accoglienza dei migranti, che è però stato smontato dalle testimonianze dei due religiosi di origine trentina. “Ricordo con commozione quello che avveniva a Riace. Ho accompagnato Mimmo Lucano e l’ho incoraggiato, gli ho dato consigli e sostegni. Ho visto la positività dell’esperienza di Lucano e il consenso attorno a lui in paese”, ha detto Bregantini, oggi arcivescovo di Campobasso-Boiano ma per tredici anni vescovo di Locri, mentre Zanotelli ha definito quello di Riace “un modello da imitare“. “A vedere come un antico borgo della Calabria stava rinascendo con l’accoglienza, tanti altri borghi potrebbero fare la stessa scelta per rinascere. Senza fondi ha continuato in modo eroico ad aiutare i migranti di Riace, anticipando quello che dovrebbe essere fatto dal Governo sui temi dell’accoglienza”, ha aggiunto, in difesa di Lucano e del suo modello di accoglienza.
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