Hanno deciso di farsi sentire le realtà religiose da anni impegnate nei percorsi di accoglienza, come la Fondazione sant’Ignazio, Opera dei Gesuiti a Trento costituita da venti organizzazioni presenti sul territorio trentino e bassanese, e diversi ordini religiosi trentini, fra i quali Gesuiti, i Dehoniani, i Comboniani, i Cappuccini e le suore Canossiane, per protestare contro le modalità con le quali l’attuale Amministrazione Provinciale sta gestendo la prevista, già siglata ed avviata chiusura della residenza Fersina, grande struttura di accoglienza a Trento.
Le organizzazioni, che da tempo hanno aperto le porte dei loro conventi e delle loro comunità per accogliere, accompagnare e difendere uomini e donne, famiglie intere con bambini costrette dalle guerre e dalle carestie a fuggire dai loro paesi ed approdare nel nostro territorio, fanno notare come sia stata disattesa la delibera provinciale, che prevedeva, dopo una serie di confronti fra la Provincia e gli enti dell’accoglienza, tra i quali anche la Diocesi di Trento, l’avvio dei primi trasferimenti in vista di una continua e graduale fuoriuscita dei migranti verso alloggi già in gran parte approntati.
Nonostante la soluzione stabilita stava permettendo “non solo di ridurre il rischio di contagio e le conseguenti difficoltà di gestione della convivenza in struttura, ma anche di avviare finalmente percorsi individualizzati di integrazione a tutela dei diritti dei migranti e della comunità che li accoglie”, spiegano gli enti, “la Provincia ha firmato un accordo con la Croce Rossa, attuale ente gestore della struttura, il quale proroga di 6 mesi lo status quo. A subire i drammatici effetti di questo cambio di rotta sono in primis i migranti che in questi tempi difficili si trovano a condividere in uno spazio chiuso servizi ridotti al minimo e un elevato rischio di contagio”.
“Le nostre organizzazioni, da anni impegnate in seri ed efficaci percorsi di accoglienza, già da qualche mese si erano messe a disposizione della Provincia per rendere effettive le richieste contenute nella delibera citata, che prevedeva il graduale svuotamento della Residenza Fersina. Esse hanno appreso la notizia della proroga a posteriori, senza alcuna possibilità di confrontarsi né di dare il proprio contributo. Il dialogo, pietra miliare di una società solida e solidale come quella trentina, viene così relegato a comunicazioni unilaterali e perentorie“, prosegue il comunicato di Fondazione sant’Ignazio, Comboniani, Dehoniani, Cappuccini e le Suore Canossiane: “Più volte è stato chiesto un confronto su questa materia ma nessuna risposta è stata data. Per questo motivo, come credenti, cittadine e cittadini e parti attive del nostro territorio, ci sentiamo obbligati a rendere pubblico questo nostro disagio che sta pesando inutilmente su di una parte molto fragile di popolazione nella quale riconosciamo prioritariamente dei fratelli e sorelle. È a loro nome che usciamo dal sofferto silenzio, perché non diventi complicità a loro danno”.
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