Le restrizioni imposte dalla “zona rossa” costringono ad una brusca frenata i piccoli passi verso la normalità fatti nei mesi scorsi, come le prime timide riaperture delle Rsa, che attraverso soluzioni come le Stanze degli abbracci, avevano incominciato solo da qualche settimana a permettere le visite dei parenti agli anziani ospiti. Riaperture importanti, che ora però tornano ad essere limitate, a danno degli ospiti/degenti, che si trovano a dover “sopportare un ennesimo brusco distacco, avvertito come “abbandono”, che produrrebbe così ulteriori gravi, irreversibili danni sotto l’aspetto psicologico e fisico”, spiega il comitato RSA Unite, un gruppo nato nel 2020 per raccogliere le problematiche delle R.S.A. e A.P.S.P. del Trentino, che attualmente rappresenta circa 40 strutture, per una copertura di circa 3.000-3.500 posti letto sul territorio provinciale.
Per questo il gruppo RSA Unite, con una lettera aperta indirizzata ai vertici provinciali e ai medici del Trentino, chiede “di non interrompere le già limitate visite agli ospiti/degenti all’interno delle strutture residenziali (RSA) con i propri stretti familiari”, in quanto, spiegano dalle strutture, “gli incontri non sono da considerarsi visite di cortesia, bensì un’importante parte della terapia fisica e psicologica degli ospiti”.
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