Uno degli sport colpiti dal Covid19 è stato il ciclismo. Il movimento professionistico ha visto la stagione 2020 stravolta. Alcune gare infatti sono state annullate, altre rinviate all’anno successivo, altre riprogrammate nel corso della stagione. E il movimento amatoriale? Abbiamo voluto indagare come sia stato vissuto questo periodo e quali proposte ci sono per il futuro con Roberto Ferrarese, presidente della squadra amatoriale trentina Fm Cycling.
Come si sviluppa il movimento amatoriale qui in Trentino, o meglio come si svolgono le vostre attività di squadra amatoriale?
Quest’anno ovviamente causa Covid 19 sono stati azzerati quasi tutti i programmi. Comunque come squadra cerchiamo di dare completa libertà agli atleti tesserati per allenarsi, cercando più che altro di promuovere attività volte ad unire il gruppo e a fare squadra. Spesso, infatti, si sono organizzate uscite di allenamento collettive volte per lo più alla convivialità, oppure per creare coesione e spirito di squadra appunto abbiamo partecipato ad attività non correlate alla bici stessa, come per esempio il rafting in Val di Sole. A livello sportivo e di squadra come appuntamento fisso annuale vi era la partecipazione alla Gran Fondo Nove Colli, con oltre 10 mila partecipanti. Inoltre abbiamo sempre partecipato alle varie competizioni a livello nazionale avendo anche tra le nostre fila alcuni atleti di spicco, come per esempio Andrea Pisetta, che è cresciuto fino agli under23 e ora non milita più tra le nostre fila. In fondo dipende sempre da come una persona si approccia a questo sport e noi come squadra cerchiamo di dare sempre una libertà totale.
Quindi il tesseramento è rivolto a tutti coloro che sono appassionati e al contempo vogliono cimentarsi negli appuntamenti amatoriali della stagione ciclistica?
Esattamente, il tesseramento, inoltre, con la nostra società permette innanzitutto di avere una copertura assicurativa sia durante le fasi di allenamento sia nella partecipazione delle gare, ed è una cosa importantissima viste le problematiche sulla sicurezza e la pericolosità che coinvolgono il ciclismo su strada. Questo per esempio è un problema che va a toccare anche l’organizzazione stessa delle gare. Nell’ultimo periodo infatti ci sono sempre meno gare organizzate dalle società dilettantistiche, in quanto vi sono delle incombenze burocratiche da espletare, ma anche delle risorse logistiche da investire nel percorso della gara. Chi è il legale rappresentante della squadra si assume tutte le responsabilità.
Il Covid19 ha colpito il movimento e la vostra stessa squadra?
Il coronavirus di fatto ha azzerato i programmi e le attività connesse alla nostra squadra. La convivialità e le uscite di gruppo si sono ridotte praticamente allo zero, viste le ultime disposizioni in materia di sicurezza. Nonostante la pandemia abbia segnato in negativo tutto il settore, ora c’è una speranza per le prossime settimane – sempre non salti tutto all’ultimo momento – dato che il 14 marzo si correrà la Gran Fondo Bottecchia.
Quali sono le difficoltà maggiori che incontra il movimento ciclistico amatoriale?
La grande difficoltà del movimento è quello di attecchire tra i giovani o meglio è un sostanziale problema di livello. Questo perché, di fatto, il ciclismo amatoriale è un grande “calderone” dove si trova sia l’ex professionista, sia chi inforca la bici la prima volta a 40 anni. E così il neofita che si approccia al movimento si ritrova a competere con dei corridori molto più allenati di lui e soprattutto che svolgono l’attività da molti anni. E questo scoraggia molto la partecipazione giovanile…
Quali, quindi, le prospettive di crescita per il futuro?
Un’ipotesi che si potrebbe approfondire e che porterebbe il movimento amatoriale su altri livelli, è quello che sta succedendo in Australia, dove le categorie (C B A) non sono suddivise per età, ma per risultati raggiunti: proprio in base ai piazzamenti si può salire di categoria e quindi gareggiare con persone al pari livello. Le gare di ciclismo amatoriale sono molto variegate nella loro partecipazione (dall’ex ciclista professionista al ciclista della domenica), per tanto non bisognerebbe differenziare la partecipazione in base all’età, ma quanto al livello di preparazione e abilità. È anche vero che se le competizioni fossero organizzate per coinvolgere il ciclistica non solo concentrando tutto sulla gara, ma anche sul contorno e facendo passare il messaggio di festa e convivialità, sicuramente attecchirebbe molto di più. Negli ultimi anni si sta cercando infatti di virare proprio su questi temi anche nel movimento amatoriale.
Quale può essere un aiuto concreto al movimento amatoriale per raggiungere risultati del genere?
A livello provinciale è stato nominato il nuovo comitato direttivo della federazione ciclistica, e si spera che questa nuova nomina possa portare nuove idee e nuove proposte. C’è da dire che negli anni passati si è suggerito un avvicinamento tra federazione, improntata nel promuovere e sviluppare l’attività giovanile, e movimento amatoriale. Si era pensato infatti di organizzare una gara giovanile e far seguire subito dopo quella amatoriale. Sarebbe interessante quindi sviluppare questa sinergia, perché il mondo amatoriale ha la possibilità di portare fondi e risorse, mentre il mondo giovanile ha più possibilità di trovare le persone per organizzare la gara stessa.
Hai visto il percorso del Giro d’Italia? Che ne pensi?
L’ho visto e sembra un percorso davvero interessante, non essendo uno scalatore però avrei aggiunto una ulteriore cronometro che avrebbe potuto movimentare di più la lotta alla maglia rosa. Sappiamo che lo spettacolo spesso si accende sulle grandi salite e come regione abbiamo dei percorsi davvero unici e molto belli. Infatti uno degli arrivi inediti ma molto interessanti, sarà proprio qui in Trentino a Sega di Ala.
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