Un altro angolo di città si sgretola sotto i colpi delle ruspe. Dopo le polemiche per l’abbattimento dell’ex palazzina che aveva ospitato, per anni,  con annessa un’ombrosa e confortevole pergola, la pizzeria Veruschka (qui l’intervento di Franco De Battaglia), e sui lavori di ristrutturazione del villino del sovrintendente Gerola (qui l’intervento di Ezio Chini), nei giorni scorsi, è stata la volta di due villette lungo via Gorizia, nel quartiere della Bolghera.

Eventi che destano preoccupazione anche all’interno della delegazione regionale del Fai, Fondo Ambiente Italiano che, tra l’altro, qualche anno fa, aveva coinvolto gli studenti del Pozzo in un interessante percorso alla scoperta del quartiere, dove, in particolare nella zona tra via Adamello e via Altipiani, sono presenti alcune pregevoli ville che risalgono al periodo tra le due guerre, progettate da architetti di prestigio e di valore nell’ambito non solo locale.

“Stiamo assistendo a interventi che snaturano la bellezza e l’unitarietà di un quartiere, che nasce invece con una sua visibilità, un suo colore, un suo sapore”, spiega  Leonardo Debiasi, capo delegazione del Fai di Trento. “Una struttura moderna, per quanto bella, che non nasce in un disegno unitario fa perdere l’armonicità del linguaggio architettonico”.

Nel caso ultimo della Bolghera – ma anche in altre zone della città, fa notare ancora il Fai – un’architettura razionalista, di prima campagna sta lasciando spazio a edifici moderni e anonimi. “Non stiamo distruggendo il Duomo di Trento e non possiamo conservare sempre tutto, sia chiaro. Ma notiamo con amarezza – conclude Debiasi – che quando il nuovo non riesce a dialogare con l’esistente – e succede sempre con maggiore frequenza in città come in montagna – crea disarmonia snaturando la bellezza del contesto”.

Assieme alle case, insomma, si sgretolano anche la memoria, l’identità e la coerenza di un luogo.