DOMENICA 7 FEBBRAIO – v° TEMPO ORDINARIO ANNO B
Gb 7,1-4; 6-7
1 Cor 9,16-19, 22-23 Mc 1, 29-39
«Usciti dalla sinagoga si recarono subito in casa di Simone» (Mc 1,28).
É sabato, il giorno in cui Dio s’è riposato per compiacersi delle sue creature. In quel giorno anche Gesù cerca il riposo, cerca la creazione nuova. In realtà non riesce a sperimentare l’armonia di una creazione rinnovata; ha sperimentato, invece, di essere trattato come un disturbatore sgradito. Gesù si trasferisce subito nella casa di Simone e Andrea in compagnia di Giacomo e Giovanni.
In quella casa c’è qualcosa che non funziona: «La suocera di Simone era a letto con la febbre» (Mc 1,30). Gli parlano di lei; Gesù non dice niente: le si avvicina, la prende per mano e la fa alzare. La febbre la lascia ed ella si mette a servirli.
É un messaggio bello del Vangelo per dire che dove passa Gesù cresce l’amore per la vita, l’interesse per i sofferenti, la passione per la liberazione da ogni male.
Per questo attorno a lui troviamo sempre un’umanità sofferente: posseduti, malati, paralitici, lebbrosi, ciechi, sordomuti. Nella storia degli uomini le guarigioni di Gesù non hanno risolto granché. La lotta contro il male continua. Ed è inquietante vedere con quanta facilità ci si abitua alla morte: la morte della natura a causa dell’inquinamento, la morte per le strade nel freddo dell’inverno, la morte per la violenza, gli assassini e i suicidi dentro le famiglie.
É insopportabile osservare con quanta indifferenza ascoltiamo le cifre terrificanti che ci parlano della morte di milioni di affamati nel mondo e con quanta passività contempliamo la violenza silenziosa, ma efficace e costante di strutture ingiuste, che fanno sprofondare i deboli nella emarginazione.
L’amore cristiano è sempre interesse per la vita e ricerca di gioia vera per i fratelli; è l’atteggiamento che nasce in chi ha scoperto che Dio ama la nostra vita a tal punto da aver accettato di subire la nostra stessa morte, per aprirci la porta della vita che non conosce tramonto. Ho trovato splendida un’espressione che si legge nell’enciclica Deus caritas est di papa Benedetto: il cristiano deve essere come Gesù.
«Un cuore che vede dove c’è bisogno di amore e agisce in modo conseguente».
Chi vive con «un cuore che vede», sa «accogliere le necessità degli altri nel suo intimo, cosicché diventino sue». Imparerà a guardare l’altro con lo sguardo di Gesù e scoprirà «che può donargli lo sguardo d’amore di cui ha bisogno».
La carità cristiana «è dapprima semplicemente la risposta a ciò che, in una determinata situazione, costituisce la necessità immediata».
Se incontro un affamato, cerco di nutrirlo, se mi imbatto in uno che ha freddo faccio in modo che si riscaldi, se conosco un malato, gli sto accanto in vista della guarigione.
A differenza di altre religioni «il cristianesimo è una religione terapeutica» (E. Biser), perché oltre a cercare di risolvere i problemi concreti degli uomini e delle donne, come ho accennato sopra, sa offrire un senso del vivere a chi lo ha smarrito e un aiuto a chi vive la solitudine e il vuoto interiore.
Non è possibile vivere questa fede senza preghiera, senza mettersi in ginocchio davanti a Dio per poter stare in piedi davanti agli uomini.
Non bastano le attività, occorre anche il silenzio per ascoltare Colui che abita il nostro cuore.
E voi che ne pensate?
Il nostro modo di essere cristiani ci lascia mettere in crisi dalla Parola di Dio?
In quali aspetti della fede, in quali modi di viverla il Signore chiama le nostre comunità a convertirsi?
L’illustrazione di Lorena Martinello
GUARDARE OLTRE
L’illustrazione che accompagna il Vangelo di questa domenica è una di quelle che ho chiamato “poetiche”. Coglie un momento della vita di Gesù senza raccontare molto, ma lasciando spazio alla contemplazione, al silenzio. Sembra banale, ma non lo è: il nostro sguardo è delicatamente condotto nella stessa direzione di quello di Gesù… vi pare poco?! Sarebbe bello avere lo stesso sguardo di Gesù sulle cose e sulle persone! All’orizzonte si può scorgere un rapace maestoso che plana sulle distese del deserto, quasi a dire che, anche quando ci sentiamo soli, c’è sempre qualcuno che veglia su di noi con occhio attento. Consiglio creativo: riporta la scena su altri fogli, fotocopiandola o ricopiandola a mano. Divertiti a sperimentare modi diversi di colorare il cielo. Prova a ricreare un cielo notturno con tinte scure e milioni di stelle, oppure un tramonto infuocato, il tenue crepuscolo, il sole caldo di mezzogiorno o una pioggia imminente su questo deserto arido. Per farlo, devi fermarti, alzare lo sguardo e guardare il cielo.
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