Si allunga la serie dei missionari trentini morti a causa del Covid. Dal Mozambico, dove si trovava da ben 56 anni, è arrivata martedì 26 gennaio la notizia della scomparsa di padre Ezio Toller, religioso dehoniano, originario di Segonzano. Aveva 83 anni ed era partito in nave per il Mozambico nell’estate del 1964, pochi mesi dopo la sua ordinazione sacerdotale del 28 giugno. Si era dedicato per molti anni a Maputo alla pastorale di evangelizzazione e di promozione umana dentro una situazione di grande tensione sociale e politica.

Il suo nome era salito alla ribalta della cronaca il 12 dicembre 1986 quando insieme ad altri due confratelli – uno era il trentino padre Vittorino Biasiolli, l’altro il friulano padre Onorino Venturini – venne rapito dai guerriglieri della Renamo, ribelli verso il regime di Maputo, e rimasero sequestrati per quattro  mesi. In quell’occasione anche il Papa invocò la loro liberazione che avvenne in circostanze difficili: furono infatti costretti ad una lunga marcia nella foresta e furono liberati il primo aprile 1987, come raccontarono poi a Vita Trentina al loro arrivo in Trentino presso la casa dei Dehoniani in via Chini. “La nostra preoccupazione era quella di coltivare nei cuori di queste persone sentimenti di riconciliazione e di pace”, dissero in coerenza con il carisma missionario del fondatore padre Dehon. “In una situazione di grande violenza e di precarietà assoluta – fu la testimonianza di padre Ezio – la nostra presenza era un elemento di sicurezza. Molte volte la gente ci diceva che se noi fossimo mancati, veniva loro meno un grande sostegno”. Dopo la liberazione, padre Ezio è rimasto un anno in Italia ma poi  è ripartito con coraggio per il Mozambico, dove è sempre stato, occupandosi in particolare della formazione dei sacerdoti e della pastorale. È ricordato per la sua ricchezza spirituale e anche per i suoi tratti gentili e delicati: “In questi ultimi anni era come un nonno che sorridendo ti apriva la porta là in missione”.