Oleg Mandic, il sopravvissuto “felice grazie ad Auschwitz”

Il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau

“Ho avuto una vita felice grazie ad Auschwitz”, è questa una delle frasi più significative dell’incontro, dedicato agli studenti ma aperto a tutta la cittadinanza, con Oleg Mandic, sopravvissuto istriano al campo di concentramento di Auschwitz. La sua vita è stata inevitabilmente segnata dalla sua deportazione ad 11 anni, insieme alla madre e alla nonna, nel campo di concentramento di Auschwitz. Adesso, a 90 anni, mentre parla ai giovani di tutta Italia, sostiene di essere stato felice, grazie ad Auschwitz. Felice sì, perché non ha dimenticato, e negli anni successivi alla sua liberazione non riusciva nemmeno ad immaginare che potesse accadergli qualcosa di più brutto del suo vissuto. Usando la deportazione come termine di paragone per ciò che gli capitava, quindi, riusciva a rimettere le cose nella giusta prospettiva, a riprova del fatto che è una nostra decisione vedere un fatto come positivo o negativo.

Nell’incontro organizzato da Living Memory in sostituzione della visita fisica ad Auschwitz degli altri anni, ha raccontato un episodio particolarmente toccante: i fiori di carta. Oleg ha raccontato di come, dopo i due mesi nel campo, a causa di una malattia venne trasferito nell’infermeria, dove, per sfuggire almeno con la mente all’orrore che stava vivendo, si mise a costruire dei fiori, inizialmente con materiali facilmente reperibili in infermeria, come garze o bende, poi, quando alcuni superiori si accorsero del suo talento, anche con fogli di carta, a volte addirittura con cartoncini colorati. “Nel campo non cresceva un filo d’erba, figuriamoci i fiori”, ricorda Mandic, ma nonostante questo lui è riuscito a portare un po’ di bellezza anche lì dentro, creando “la fabbrica dei fiori contro la fabbrica della morte”.

Una testimonianza importante, soprattutto i giovani. Sentire in diretta il racconto di un vero sopravvissuto, purtroppo uno degli ultimi rimasti, è stato toccante e ha fatto capire ai ragazzi in ascolto l’importanza del ruolo che sono chiamati a svolgere da qui in avanti. “Le leggi biologiche dicono che tra alcuni anni io non potrò più raccontare la mia storia, allora il testimone della memoria passerà a voi”, dice l’ormai quasi novantenne, perché il contrario di amore non è odio, ma indifferenza, e adesso che i sopravvissuti sono rimasti pochi, sarà ancora più difficile mantenere vivo il ricordo, soprattutto per le nuove generazioni, che considerano l’olocausto come un fatto di storia concluso, lontano dalla nostra vita attuale. Per questo è stato istituito il 27 gennaio come Giornata della Memoria, non dimenticare, continuare a ricordare, “stando in casa e andando per via”, come scrive Primo Levi, durante tutto l’anno, ma in questo giorno più che mai.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina