C’era una volta l’allenamento. Ma anche la partita del fine settimana, il sentirsi parte di un gruppo, la gioia della vittoria, la delusione della sconfitta, i suoi insegnamenti. Purtroppo non si tratta dell’inizio di una favola, è la dura realtà con la quale oggi gli sportivi devono misurarsi: sia nella prima sia nella seconda ondata la pandemia ha interrotto ogni tipo di attività.
A farne le spese sono soprattutto bambini e ragazzi che soffrono maggiormente questa situazione. A confermarlo, dal suo osservatorio privilegiato di insegnante e direttore della Scuola Regionale dello Sport del Coni di Trento, è Adriano Dell’Eva. “Vengono a mancare degli stimoli necessari per la loro crescita, con il rischio di ripercussioni psicologiche e relazionali. Per fortuna l’uomo è estremamente duttile e riesce a trovare delle strategie alternative. Però, ora come ora, si tratta ancora di una situazione nuova e sorprendente, che ci lascia spiazzati. E le nuove generazioni, accanto agli anziani, sono quelle che più ne pagano il conto”.
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