Domenica 17 gennaio – SECONDA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO B
1Sam 3,3-10.19 Sal 39 1Cor 6,13-15.17-20 Gv 1,35-42.
Il giorno seguente al battesimo di Gesù, quando il Battista vide lo Spirito scendere dal cielo come una colomba su di lui (cfr. Gv 1,32), Giovanni posa lo sguardo su Gesù che passa ed esclama: «Ecco l’agnello di Dio»! C’erano con lui due discepoli che subito lo lasciano e seguono Gesù. Non fanno che pochi passi. e Gesù si volta verso di loro e chiede: «Che cosa cercate?» Sono le prime parole che pronuncia nel quarto Vangelo. Sono parole che formulano una domanda. Come se volesse capire non superficialmente i loro desideri, il loro progetto, le motivazioni della loro scelta. Anche dopo la sua risurrezione pronuncerà parole simili, rivolte alla Maddalena: «Donna …. chi cerchi?» (Gv 20,15). Se non si cerca niente e tranquillamente si tira a campare, non è possibile trovare Gesù. «Il modo migliore per non capire nulla della fede cristiana è non avere interesse a rischiare nella vita» (Josè M. Pagola). I punti interrogativi inquietano, spingono a guardare avanti, a non fermarsi, a non credere di avere raggiunta la verità, e quindi potersi finalmente fermare, sedersi a contemplare il traguardo raggiunto. Andrea e l’altro discepolo che per noi è anonimo, non rimangono dapprima affascinati dagli insegnamenti di Gesù. Ma, fidandosi del Battista, sono colpiti da Gesù «che passava velocemente ai margini della storia» (Antonietta Potente). Gesù nei Vangeli è sempre in cammino e i discepoli (i cristiani) devono anch’essi camminare. Non lo possono conoscere o contemplare o adorare stando fermi. Gesù mette in crisi le sicurezze arroganti, le scelte comode. E se noi vogliamo essergli fedeli dobbiamo continuamente domandare dove sta la vita in pienezza, quella vera, come fece Giovanni Battista nella sua inquietudine: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro»? (Mt 11,3) Dal Vangelo siamo spesso educati alla fede attraverso le domande, che non dobbiamo mai respingere.
Che cosa cercate? E la domanda potrebbe essere tradotta anche: cosa vi interessa? Cosa avete nel cuore? Cosa muove i vostri passi? Gesù nella ricerca di fede non vuole imporre fin da principio dogmi e regole che, anche se importanti, rischiano però di diventare la tomba delle aspettative e delle speranze coltivate da ciascuno. I due discepoli del Vangelo di questa domenica sentono che in quella domanda di Gesù c’è attenzione e rispetto per loro e per la loro ricerca. E rispondono con un’altra domanda: «Maestro dove abiti»? Non è una richiesta banale. Vogliono stare con Gesù, nella sua casa; già intuiscono che «la fede nasce da un rapporto sincero tra persone che sentono il richiamo della libertà, della giustizia», che sanno condividere le loro attese e le loro speranze. Non ce lo diremo mai abbastanza che Gesù non chiede di aderire a una dottrina, a riti, non chiede neanche sacrifici, ma piuttosto che rientriamo in noi stessi per capire il nostro cuore, vedere con più chiarezza le nostre scelte di vita. Gesù domanda a noi, ricchi di cose, di avere desideri più alti delle cose, di non adagiarci nel nostro benessere, di non sentirci appagati se abbiamo successo o potere. Ciò che importa è di non accontentarci di quello che siamo, ma di avere fame e sete di crescere e di far crescere. «Venite e vedete» risponde Gesù ai discepoli. In altre parole: fate voi stessi l’esperienza, non cercate informazioni dall’esterno, vedrete come io vivo, a cosa oriento la mia vita, a chi mi dedico. E’ un passo importante da compiere per tutti. Sembra infatti che nelle nostre chiese non siamo più capaci di generare credenti. La nostra parola non risulta più attraente e credibile. Se qualcuno si avvicinasse a noi e ci chiedesse: «Dove vivete? Che cosa c’è di interessante nella vostra vita?» come risponderemo?
So vivere un vero contatto con Gesù? Conosco il suo progetto? Nella mia parrocchia ci poniamo la domanda su come generare nuovi credenti?
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