L’evento meteorologico più importate dell’inverno è sicuramente la comparsa della neve. Impalpabile, lieve, candida come lo zucchero a velo o al contrario, pesante, soffice o acquosa, la neve affascina, almeno al primo impatto, è aspettata con ansia da alcuni e con trepida gioia da altri, non solo dai più piccoli. La bianca e soffice coltre che tutto copre è bella da vedere e crea un’atmosfera magica e ovattata, in giardino, nei campi e nei boschi, dove impone i suoi tempi e blocca i consueti lavori, ma è anche utile alle piante e non è sgradita nemmeno agli animali, sempre che l’evento si verifichi nel periodo e nel momento giusto e nel luogo adatto, come in montagna.
L’agricoltore che attende alle sue piante da frutto, il giardiniere o il semplice appassionato dal “pollice verde” al vedere la magia dei fiocchi di neve che scendono dal cielo, se sono tanti, è però preoccupato e si pone domande alle quali deve dare risposta per non vedere sconvolto il giardino o i terreni coltivati.
Vedere i rami degli alberi, grandi o piccoli, ricoperti di neve può far temere per il rischio di caduta, schianti, rotture di rami; anche la stabilità della pianta può essere a rischio. Ma quali danni può creare davvero la neve? E il ghiaccio che può formarsi sui rami? E qual è la prevenzione e quali i rimedi in caso di danni?
Dipende dal tipo di neve. Essa non è uguale, ma varia per dimensione dei fiocchi e umidità. Così la neve leggera è farinosa perché molto asciutta, non si compatta ed é facile da rimuovere. La neve è pesante quando molto umida, con fiocchi grandi: allora stratifica formando depositi pesanti. Se alla nevicata segue la pioggia la neve è bagnata e molto pesante. In questo caso può provocare danni alle piante. Sul terreno la neve è invece sempre benefica in quanto lo mantiene a temperatura costante di 0° C., anche se la temperatura esterna è inferiore allo zero termico, e costituisce una buona protezione per l’apparato radicale. Sciogliendosi poi lentamente apporta acqua che si infiltra nel suolo creando veri e propri bacini di riserva. La neve che si scioglie al sole di giorno e poi congela di notte crea un forte stress alle piante, che vanno incontro a non improbabili “bruciature” della chioma.
Di seguito illustriamo i principali effetti della neve che si deposita sulle diverse piante.
Conifere sempreverdi: pini, cipressi, thuye, abeti e piccole conifere non temono freddo e gelo, ma possono venir fortemente danneggiati dal peso della coltre nevosa che si adagia sui rami ed è trattenuta dalle fronde. Il peso eccessivo può causare la rottura dei rami sul tronco o sulla branca principale ascendente causando l’”apertura “della pianta che difficilmente si potrà recuperare.
Caducifoglie ornamentali e rampicanti come rose, vite americana, glicine e alberi e arbusti privi di foglie nella stagione invernale (budleya, forsithia, aceri, sorbi, faggi, betulle, prunus) non danno origine a grandi accumuli di neve sui propri rami. Un minimo di riduzione va spesso messa in conto. Sulle rampicanti invece la neve va rimossa subito con una pertica o una semplice scopa dall’alto al basso con movimenti delicati.
Sul tappeto erboso la coltre bianca è del tutto benefica con l’avvertenza di non calpestarla e di lasciarla indisturbata fino allo scioglimento. Proteggerà i cespi di erba dal freddo. Se calpestata e ghiacciata i fili d’erba si spezzano. Se proprio è necessario camminare sul prato innevato è bene creare dei “sentieri” di passaggio.
Sui fruttiferi: meli, peri, peschi, albicocchi, vite, caco, cotogno, ecc. la rimozione nel caso di nevicate copiose è indispensabile e va svolta in più passate man mano che la nevicata avanza per evitare che i rami si spezzino o gli alberi si sbranchino con conseguenze dirette sulla produzione. Danni ingenti si possono avere sulle viti allevate a pergola non ancora potate e sui fruttiferi per rottura di rami o della palatura di sostegno dei filari. Le ornamentali sempreverdi (lauro, alloro, agrifoglio, oleandro) raramente subiscono danni se la coltre nevosa non supera i 20 cm. Altrimenti è bene rimuoverla scuotendo semplicemente gli arbusti.
Sulle siepi di bosso, lauro, alloro, tasso e ligustro la neve va subito rimossa perché il suo peso rischia di spingere verso l’esterno i rami rovinando la forma della siepe costringendo poi a intervenire con tagli drastici a primavera.
Il mezzo casalingo più semplice per rimuovere la neve è la scopa, ma va bene anche una pertica o canna di bambù. Queste ultime vanno avvolte all’estremità con un panno al fine di percuotere i rami senza danneggiare la vegetazione. Accorgimento utile è il muoverli delicatamente seguendo la direzione naturale dei rami, come si trattasse di un venticello. L’azione di compressione della neve sulla chioma di un albero può provocare la rottura dei rami o, in caso di nevicate abbondanti, schianti o sradicamento di intere piante.
Il danno da neve può variare a seconda della specie, in funzione delle caratteristiche meccaniche del legno e dalle condizioni di salute della pianta. Tra le specie con legno più fragile citiamo l’acero, il pioppo e l’olmo. I danni sono condizionati dalla durata della nevicata, dalle caratteristiche della neve e dalle temperature, tenendo presente il peso della neve accumulata.
I tagli per rifilare i rami rotti devono essere fatti in modo corretto, rispettando accuratamente la zona del collare. Sulle ferite create però non serve spennellare mastici come erroneamente da qualche parte si legge. Gli alberi sono infatti in grado di attuare una serie di strategie difensive che isolano la parte colpita. Un taglio di potatura corretto, eseguito rispettando il collare del ramo, si chiude rapidamente, senza favorire l’entrata e sviluppo dalla ferita da taglio di funghi e agenti di cancro del cancro del legno.
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