In vista della Giornata della Carità, che come ogni anno si celebra la terza domenica di Avvento, è stato presentato nella mattinata di oggi in conferenza stampa il bilancio delle iniziative solidali della Diocesi di Trento. A fare il punto della situazione, assieme al Referente Caritas Alessandro Martinelli, anche l’arcivescovo Lauro Tisi, che oltre a raccontare dell’impegno fin qui svolto, hanno rivolto più di uno sguardo al non facile periodo invernale che ci attende, segnato in maniera importante dalla pandemia in atto.
“Di fronte allo spettacolo mediatico che viene fatto sul virus non ci si rende conto dell’impoverimento delle nostre famiglie, dei tanti che perdono il posto di lavoro, dei troppi anziani in situazione di solitudine”, l’allarme di don Lauro, che invita a non perdere di vista le mille sfaccettature delle situazioni di sofferenza e di dolore che non vengono narrate. “Svegliamoci e accorgiamoci del dramma che stiamo vivendo”, ha esortato l’Arcivescovo, notando come “siamo passati dal battere le mani agli operatori sanitari, considerati eroi, al dimenticarli completamente” e sbottando contro i negazionisti del Covid: “Fatico a reggerli, parlare di complotti significa debolezza e non voler guardare la realtà”.
“Vorrei che fosse l’ultima volta che si parla di ‘emergenza freddo‘ – ha proseguito don Lauro, riguardo all’apertura di Villa San Nicolò, che garantirà ospitalità a una quindicina di persone senza dimora -, sappiamo che in autunno fa freddo e ci sono persone che per i più svariati motivi vivono all’addiaccio. Bisogna quindi saper programmare per farsi trovare preparati, partendo dai problemi più che dai protocolli”.
Tisi ha poi dedicato una considerazione ai giovani, che in circa 80 hanno risposto all’appello a compiere “Passi di prossimità“, mettendosi al servizio della comunità – “Ci hanno dato una risposta impressionante, se c’è un dato che Bisogna dare loro spazio e responsabilità” -; per chiudere con un pensiero agli anziani: “In questo momento si sentono giudicati, la frenesia del dover ripartire li fa sentire come un peso sociale. È una cosa che mi fa molto male”.
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