Ha corso con Coppi, Magni, Bobet, Anquetil, Gimignani. Aldo Moser, morto il 2 dicembre all’ospedale S. Chiara di Trento, dove era ricoverato a causa del Covid-19, è stato un testimone di una storia gloriosa, scrivendo pagine di un ciclismo eroico, che si correva sulle strade sterrate.
Era nato nel 1934 a Palù, figlio di Ignazio e di Cecilia Simoni, ma risiedeva a Trento. Da piccolo seguiva il papà nei campi e al lavoro di contadino sembrava destinato. “In quegli anni per i figli dei contadini non esistevano alternative. Una vita operosa e faticosa”, aveva confidato al nostro corrispondente Alceo Pellegrini, che l’aveva incontrato assieme alla moglie Fiorella in un soleggiato pomeriggio nel giugno di due anni fa. Adolescente, Aldo si recava periodicamente a Trento con la bici per vendere la grappa autoprodotta e distribuiva, tutti i giorni, il pane ai tre negozi di Palù: la gerla in spalle, inforcava la bici e via.
Ma la domenica la bici diventava il mezzo per raggiungere dalla sua val di Cembra le valli dolomitiche e le salite dei passi che hanno fatto la storia del ciclismo in Italia. Poi la bici divenne anche passione sportiva, con l’US Montecorona. Nel 1951 vince la sua prima gara da allievo, arrivando in solitaria al traguardo. Nel 1954, a 20 anni, passa tra i professionisti e vince la sua prima gara per distacco (era la coppa Agostoni). È l’inizio di una carriera che gli regalerà grandi soddisfazioni, con affermazioni in gare prestigiose: il Gran Premio Industria e Commercio di Prato nel 1955, due edizioni del Trofeo Baracchi nel 1958 e nel 1959 (in coppia con Ercole Baldini), il Gran Premio delle Nazioni a Parigi nel 1959 (100 chilometri a cronometro), la Manica Oceano, 130 Km a cronometro nel nord della Francia nel 1960, la Coppa Bernocchi nel 1963, dopo 70 chilometri di fuga solitaria.
Veste quattro volte la maglia azzurra ai mondiali su strada, partecipa a sedici edizioni del giro d’Italia e indossa due volte la maglia rosa. Nella sua ultima stagione da professionista, nel 1973, corre nella Filotex con tre suoi fratelli: Enzo, Diego e Francesco. A 39 anni interrompe la carriera a causa della frattura del ginocchio destro. Due anni prima, il 5 dicembre 1971, tutta la comunità di Palù gli aveva reso omaggio organizzando una festa mai vista prima in paese, dove arrivarono, per l’occasione, politici, tifosi anche da fuori del Trentino, e tanti campioni del ciclismo come Bartali, Magni, Torriani, Pintarelli.
Anche chi non mastica di ciclismo, non può non ricordare Aldo Moser nello storico scatto del fotoreporter Giorgio Rossi, che lo immortala all’arrivo a Vason, sul Monte Bondone, della drammatica tappa del Giro d’Italia del 1956.
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