Nella “tempesta della pandemia”, la famiglia è sopravvissuta e ha dimostrato di essere una delle poche certezze. Questo il nocciolo dell’intervento di monsignor Lauro Tisi in occasione dell’inaugurazione della nona edizione del Festival della Famiglia.
“Anche se è interessante leggere la pandemia come opportunità e come sfida – ha esordito Tisi – è importante rendersi conto che in questo momento c’è un corpo sociale che sta soffrendo”. Sono “persone che stanno perdendo il lavoro, che conoscono un disagio importante sul piano economico o che sono toccate da vicino dalle morti per Covid”. Tisi ha chiesto di concentrarsi non tanto sulle possibilità di questo tempo sospeso, quanto sulle molteplici fragilità che attraversano la società. “Tendiamo a parlare di post-Covid – ha osservato – ma non siamo ancora fuori dal Covid”.
L’invito del Vescovo è quello di rimettere al centro di tutto il capitale umano e di non dimenticarsi dell’importanza della solidarietà. “Mi preoccupa questo distanziamento – ha ammesso – che non è solo fisico. Dopo una prima fase dove abbiamo respirato solidarietà e voglia di camminare insieme, è emerso un individualismo che non fa proprio ben sperare”. Va proprio in questa direzione la proposta lanciata sabato ai giovani, chiedendo loro di dedicarsi all’attività di volontariato in Caritas e in altre realtà associative. “Il numero è partito stamattina – ha raccontato Tisi – e abbiamo già ricevuto una ventina di risposte. Sono sempre più convinto – ha concluso – che è su questo terreno, sul terreno dei giovani, che possiamo costruire un futuro. Dobbiamo solo dar loro fiducia”.
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