Fortunato Depero sulla sua celebre “Motocicletta”, datata 1923. Ha scelto di rappresentarlo così il nostro Giorgio Romagnoni, a sessant’anni esatti dalla morte, avvenuta il 29 novembre 1960.
Nato a Fondo in val di Non nel 1872, il famoso artista ha legato però il suo nome a Rovereto dove si trasferì da giovanissimo per frequentare la Scuola Reale Elisabettina a indirizzo tecnico-artistico. E proprio nella città della Quercia, in centro storico, si trova la “Galleria Depero”, primo esempio di museo futurista in Italia inaugurato un anno prima di morire: Depero l’aveva concepito come una galleria permanente andando contro il dettato futurista, che aveva messo al bando ogni tipo di musealizzazione dell’arte. Curò personalmente ogni dettaglio: i mosaici, i mobili, i pannelli dipinti. Il 17 gennaio 2009, in occasione del centenario del Futurismo, il Mart ha dato una seconda vita a Casa Depero. Un complesso restauro, firmato dall’architetto Renato Rizzi, ha recuperato le zone originali progettate dall’artista, completandole con due nuovi livelli ispirati direttamente al gusto di Fortunato Depero. A Trento, le decorazioni di Depero si possono ammirare nella sala del Consiglio provinciale, della quale curò anche l’arredamento tra il 1953 e il 1956.
Abituato a viaggiare fin da giovanissimo, Vienna, New York e Roma sono tappe fondamentali per la sua formazione: in particolare, nella capitale, frequenterà la Galleria futurista Sprovieri, entrando in contatto con alcuni dei protagonisti del Futurismo come Balla e Marinetti, incontri che segneranno in maniera indelebile la sua produzione artistica. Innovatore e rivoluzionario, Depero ebbe il merito di avvicinare l’arte al mercato pubblicitario che sempre più entrava nelle vite dei suoi contemporanei di inizio ‘900, legando alcune delle sue opere più famose a marchi come Campari, il liquore Strega o l’Acqua San Pellegrino.
Uno degli aspetti meno conosciuto del celebrerrimo artista trentino è certamente legato nientemeno che …ai giocattoli. Meglio, alla teorizzazione di un “giocattolo futurista” che, assieme a Giacomo Balla, egli ideò e pubblicò in uno dei molti manifesti che definivano idee e prassi del movimento fondato da Marinetti nel 1909. Nel manifesto “Ricostruzione futurista dell’universo”, pubblicato a Milano l’11 marzo 1915 – quando la prima guerra mondiale era già iniziata da diversi mesi – Depero e il suo compagno di battaglie artistico-avanguardistiche criticarono ferocemente i giocattoli allora in voga, definendoli “antiginnastici o monotoni, solamente atti a istupidire e ad avvilire il bambino”. Ecco dunque la ricetta per avere un bambino sveglio e scattante: giocattoli che lo abituino a ridere di gusto, tramite trucchi esagerati; che lo guidino all’elasticità e allo slancio immaginativo – è scritto nel manifesto: “mediane giocattoli fantastici da vedere con lenti; cassettine da aprirsi di notte, da cui scoppieranno meraviglie pirotecniche; congegni in trasformazione”.
Il manifesto di Balla e Depero contiene altre teorizzazioni di ambito pittorico e scultoreo ed è uno dei testi più importanti della filosofia dell’arte del movimento di cui oggi restano senz’altro il vigore iconoclasta e la volontà, spesso violenta e feroce ma che esprimeva un bisogno sentito dalle giovani generazioni di artisti del tempo, di rinnovare i linguaggi dell’arte. Le loro opere, in pittura e scultura, sono parte fondamentale dell’arte del Novecento.
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