L’ultima battaglia di Rodolfo Bragagna, spirito partigiano

Rodolfo Bragagna

Per tutta la vita Rodolfo Bragagna ha conservato uno spirito indomito, ribelle alle ingiustizie di ogni genere, resistendo anche alle difficoltà sempre più incombenti del suo fisico, amando la vita con sentimenti profondi.

Rodolfo Bragagna, altro pezzo di storia della lotta partigiana in Trentino, si è spento all’età di 94 anni nella casa di riposo di Mezzocorona. È stato un vero combattente nella zona della Piana Rotaliana e della val di Cembra; per anni poco loquace su quelle azioni coraggiose e spericolate fatte in gioventù, aveva deciso di raccontare la sua esperienza.

Nato il 25 giugno 1926, lavorava come manovratore allo scalo ferroviario di Trento, che ogni mattina raggiungeva in bicicletta. Un giorno, trovatosi di fronte ad un soldato tedesco che gli intimava l’alt, decise, salvato dal proprio caposquadra, di diventare partigiano.

Aveva avuto come punto di riferimento politico ed organizzativo l’autorevole figura di Ferdinando Tonon (comandanti diretti Riccardo Endrizzi “Pedro” e Giovanni Parolari “Pedrin”) e la sua attività partigiana si era concentrata in modo particolare nel sabotaggio dei mezzi e delle vie di trasporto usati dalle truppe occupanti tedesche dell’Alpenvorland, ma aveva partecipato anche a veri e propri scontri a fuoco verso la Val di Cembra.

Sopra Lavis, ad esempio, sparse migliaia di chiodi sulla strada mettendo ko diversi mezzi tedeschi. Nel dopoguerra sarebbe tornato a svolgere la mansione di manovratore, a Trento come a Bolzano. Sposato, ebbe tre figli.

Il funerale, nel rispetto delle norme anti-Covid, si è tenuto alla chiesa parrocchiale di San Michele all’Adige nel pomeriggio di lunedì 2 novembre.

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