L’eccezionale apertura della chiesetta novecentesca di Sant’Ilario a Rovereto in occasione delle giornate FAI d’autunno, promossa dal Gruppo FAI Rovereto e Vallagarina, è stata l’occasione per visitare e ri-scoprire questo piccolo gioiello del territorio lagarino spesso dimenticato. Commissionata all’architetto roveretano Giorgio Wenter Marini direttamente dalla Provincia di Trento, l’opera venne costruita nel 1921 in adiacenza e ad uso del preesistente Istituto Giovanile Provinciale della Gioventù, opera benefica che dal 1911 aveva avviato la propria attività di soccorso a ragazzi in difficoltà, fornendo loro aiuto e formazione professionale.
La chiesa presenta un impianto planimetrico rettangolare a tre navate, di cui la centrale, fu concepita dal Marini quale cornice prospettica per la preziosa pala d’altare raffigurante la “Madonna con due angeli inginocchiati” del noto pittore, e suo amico, Luigi Bonazza. L’originale di tale opera, sostituita dai Padri Concezionisti con una pala attribuita al romano Silverio Capparoni, oggi è conservata al M.A.R.T. di Rovereto.
L’influenza dell’atmosfera secessionista viennese e della cultura mitteleuropea respirata a Monaco da tutti gli artisti che hanno lavorato in questo cantiere sono evidenti anche nella pregevole pala del pittore Oddone Tomasi raffigurante il “Sacro Cuore di Gesù”, che i visitatori possono apprezzare nella navata d’ingresso della chiesa, dopo aver percorso la scalinata d’accesso ed essere stati accolti da un Cristo risorto in terracotta dipinta.
Oltre a queste pale d’autore e alla presenza di elementi in maiolica decorata che impreziosiscono ancor più questa architettura, lo stile moderno e allo stesso tempo eclettico della chiesa si declina anche nella particolarissima tecnica a graffito che caratterizza la sua decorazione. La sovrapposizione policroma di diversi strati di intonaco successivamente “sgraffiati a fresco” è stata sapientemente utilizzata dall’architetto per abbellire ogni perimetrale dell’aula con figure e simboli allegorici che rimandano alla figura di Maria (ad esempio le laudi lauretane) e alla devozione dei primi cristiani che nelle catacombe professavano la loro fede.
La costruzione del Marini rappresenta quindi un vero e proprio scrigno in cui arte, pittura e architettura si fondono creando un’atmosfera unica, moderna ed eclettica.
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