Il cielo piange e getta secchiate d’acqua gelida sul Giro d’Italia. Oggi si parte e si arriva a Cesenatico, là dove è nato uno dei più grandi figli del ciclismo moderno. Un figlio abbandonato a se stesso, ma mai dimenticato nel cuore dei tifosi. Un figlio che amava ribellarsi, fare di testa sua, andare controcorrente, aveva una bandana e una Bianchi azzurra e gialla.
Il cielo piange, ma per tirare fuori il ricordo di quel pirata sui pedali è il caso di aspettare qualche tappa, nel frattempo alziamo lo sguardo e condividiamo la tristezza di questo cielo color del piombo. Per tirarsi su non basta nemmeno la fetta del miglior bustrengo. Torta “svuota dispensa” della tradizione regionale, realizzata con 32 ingredienti, dei quali ne conosciamo solo 20, mentre gli altri 12 sono gelosamente conservati nei ricettari delle nonne romagnole.
Il cielo piange e il Giro prova a far sorridere. Dodicesima tappa che ricalca la mitica Nove Colli, Gran Fondo riservata agli amatori. Una ricca fuga ha tenuto duro tra la pioggia battente e le insidie delle nove salite. Mark Padun e Jhonatan Narvaez sembrano volare in questo inferno di acqua e freddo, staccano la fuga e mantengono alto il distacco dal gruppo maglia rosa. Nella discesa prima della pianura finale, Padun fora ed è costretto ad un inseguimento forsennato per riprendere Narvaez che si invola in solitaria. L’inseguimento fallisce e l’equadoregno della Ineos Granadier può alzare le braccia al cielo per festeggiare questa vittoria! Maglia rosa tenacemente sulle spalle di Almeida, che anche oggi è resistito al forcing dei suoi avversari (NTT e Pozzovivo su tutti).
Il cielo piange. Il giro saluta Cesenatico e quel figlio tanto amato che pedala lassù da troppo tempo. Domani si cambia regione, si attraversa il Po e si approda in Veneto.
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