A poche ora dalla “firma” di papa Francesco sull’enciclica “Fratelli tutti“, la chiave interpretativa della fraternità è stata proposta dall’Arcivescovo Lauro Tisi nel dibattito su come “Conciliare ambiente e sociale” promosso venerdì pomeriggio nell’ambito della Settimana dell’accoglienza. A dialogare con lui, nella sede della Fondazione Demarchi, c’erano l’imprenditrice Camilla Lunelli e l’economia Stefano Zamagni (in collegamento da Bologna).
Secondo l’Arcivescovo va riscoperta innanzitutto la dimensione della fraternità dell’uomo con il Creato (di cui l’uomo è parte integrante), che evita atteggiamenti di supremazia e di dominio nei confronti della natura. “Il rispetto e la salvaguardia della natura non vanno visti come un’operazione di tipo tecnico, ma come un’operazione spirituale nei confronti di un organismo vivente – il Creato – in continua evoluzione”. Riprendendo alcune piste della Laudato si’, mons. Tisi sottolineava l’atteggiamento di stupore dell’uomo davanti al Creato, l’esigenza di un sentimento di gratitudine che deve tradursi anche in scelte di sobrietà e rispetto del limite. Ne nasce così anche la scoperta della bellezza di essere sobri e fraterni con il mondo e con gli altri uomini: essa non s’impone come imperativo etico ma come un dono ricevuto.
Anche i contributi di Lunelli e Zamagni, introdotti dagli interventi del prof. Clauser e del presidente del CNCA Bassetti, hanno confermato la densità ancora inesplorata del testo di papa Francesco che orqa sarà ulteriormente illuminato dalla nuova enciclica francescana “Fratelli tutti”.
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