“Una comunità che si prende cura”, così si definisce la vasta rete di realtà e associazioni che nel pomeriggio di sabato 26 settembre darà vita a “Ponti che uniscono”. Un’iniziativa, nell’ambito della Settimana dell’Accoglienza, che si svolgerà proprio su alcuni ponti del Trentino e dell’Alto Adige, luoghi dal forte valore simbolico utilizzati questa volta come punti di incontro per le tante componenti di un mondo, quello della solidarietà e dell’inclusione.
Fautrici di un grande lavoro spesso sottotraccia, per una volta la realtà delle persone che operano nell’accoglienza si mostrerà alla cittadinanza, in un’occasione utile per presentarsi, per conoscere, ma soprattutto per connettersi ancora di più, se possibile, alle comunità, lanciando verso di esse nuovi ponti, anche ideali. Da Trento a Bolzano, da Riva al Primiero, poi Rovereto, Ala, Mori, fino ai ponti virtuali che saranno gettati in diretta streaming dal canale Youtube del Centro Astalli Trento, sono tantissime le associazioni che hanno aderito all’iniziativa, ognuna a modo suo.
Sul ponte sul laghetto di Piazza Dante a Trento ci sarà la scuola Penny Wirton, con una lavagna su cui ciascuno potrà scrivere nella propria lingua qualche termine o rappresentazione che ha a che fare con l’accoglienza e l’incontro, oppure gli otto ponti sul Leno, a Rovereto, che si coloreranno ognuno di un colore diverso a simboleggiare la diversità che caratterizza le tante associazioni che li animeranno, con letture, dialogo e poesia, come ci racconta Silvia Valduga, di Atas, in rappresentanza del Coordinamento Accoglienza Vallagarina. “Spesso non riusciamo a raccontare tutto ciò che di bello succede nei vari ambiti in cui ognuno di noi lavora”, ci racconta la volontaria. “C’è chi si occupa di disabilità, chi di stranieri, chi di donne, e rispetto alla narrazione, che su questi temi è molto povera, la vita all’interno delle nostre comunità è molto ricca. Il ponte che ci unisce è una realtà che va valorizzata, ma è soprattutto una ricchezza: la nostra scelta è quella di unirsi, avere il coraggio di incontrarsi anziché innalzare muri oppure evitare il confronto con l’altro, quando l’incontro rischia di diventare difficile”.
“I ponti sono luogo di incontro, di relazione e di amicizia” anche per Romano Turrini, della Cooperativa sociale Arcobaleno, che assieme alla Caritas di Arco e tante altre realtà dell’Alto Garda sarà a Torbole sulla passerella ciclopedonale alla foce della Sarca. “Un bellissimo luogo in cui si vede il fiume che entra nel lago. Leggeremo riflessioni, poesie, fiabe, un brano del Papa sui muri e sui ponti, ma senza dare fastidio ed evitando di bloccare il passaggio”, spiega Turrini, che porterà sul ponte la storia del pittore Giovanni Segantini: “Oggi è il cittadino più celebre di Arco ma la sua famiglia venne mandata via da ogni posto e trovò accoglienza e protezione solo qua. Avere cura è una tradizione forte nella nostra zona, noi cerchiamo di mantenerla viva”.
In Primiero è l’associazione TraME e TErra che da uno dei ponti sul torrente Cismon farà partire “Un ponte tra Trento e Manduria”, andando a riscoprire la storia dei profughi trentini della Grande Guerra, sfollati in Puglia dove vennero accolti dalla popolazione del luogo. “Un passato dal quale prendere spunto per costruire un’accoglienza più umana anche oggi”, ci dice Chiara Gobber, prima di riflettere sul senso del costruire ponti, soprattutto in zone periferiche o montane come quella dove opera. “I ponti ci servono per collegarci al resto del mondo, come punto di incontro, apertura e accoglienza. In una valle piccola come la nostra, con alcuni paesi a rischio spopolamento, il pericolo di diventare autoreferenziali in un momento come questo non fa che aumentare le difficoltà di relazione: è importante creare ponti con l’esterno, che siano fisici, virtuali, che sia allungare una mano per aiutare qualcuno o avere la capacità di aprirsi e mettersi in gioco di fronte alle tante situazioni che si stanno ponendo”. Ponti che per TraME e TErra vanno tesi anche in direzione dell’ambiente che ci circonda, rispetto al quale abbiamo delle responsabilità: Vogliamo contribuire ad aiutare la valle in cui viviamo, con un ponte umano e ambientale, un ponte fatto di comunità, perché oggi è tutta la comunità che ha bisogno di cura ed attenzione”.
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