A due anni da “Legaland”, come avevamo titolato dopo le elezioni provinciali il successo di Maurizio Fugatti e dei suoi nove alleati, il centrodestra esce dunque ridimensionato dal voto nella città capoluogo. Non solo per aver sostituito in corsa il proprio candidato sindaco, ma per essersi presentato litigioso e diviso all’appuntamento elettorale: quattro liste con Andrea Merler, tre con Marcello Carli, una con Silvia Zanetti.
A conferma che in politica la (buona) unione fa la forza, va osservato peraltro che si tratta dello stesso errore compiuto nel 2018 dal centrosinistra-autonomista che invece per palazzo Thun ha trovato fin da gennaio un accordo lungimirante sul nome di Franco Ianeselli, 42 anni, uomo di mediazione e di attrazione, visto l’ottimo risultato della sua lista personale “Insieme per Trento”.
L’ex segretario della CGIL ha vinto al primo turno col 54,6% grazie al sostegno di altre 7 liste: dal PD, che in città è ancora il primo partito al Patt, artefice di una decisa “scelta di campo”, fino a Trento Futura, che ripete il buon risultato dell’esordio di due anni fa, anche senza l’apporto degli ambientalisti presentatisi con Europa Verde.
Gli analisti più navigati concordano nel ritenere che il responso del voto comunale sfugge a interpretazioni riferite solo agli schieramenti provinciali e nazionali. Anche le prime inedite elezioni con la mascherina anti Covid hanno “smascherato” in modo trasversale gli amministratori ritenuti non meritevoli di conferma al giudizio dei votanti ed hanno invece premiato, aldilà di rigide appartenenze a partiti nazionali, quanti sono stati rieletti o le loro liste. Un esempio, anche per uscire dall’anonimato: il maggior numero di preferenze in città è andato a due donne assessore uscenti, Mariachiara Franzoia del PD e Chiara Maule di Unione Azione, che indicano il consenso per uno stile di servizio e di passione e che segnalano ancora una volta l’apprezzamento per una leadership femminile “carismatica”.
Allargandoci agli altri territori, senza entrare nelle aree dei ballottaggi, troviamo molti altri esempi in cui la “buona amministrazione” è stata premiata. O addirittura senza veder spuntare altre alternative valide (ma questo può essere anche un brutto segnale, come scrivevamo la settimana scorsa), oppure con percentuali molto alte: Mattia Hauser a Mezzocorona, Ruggero Mucchi a Cles, Andrea Brugnara a Lavis e Christian Perenzoni a Brentonico.
Il brindisi durerà poco perché insidie e incertezze attendono dopodomani le nuove Giunte in questo periodo “covidico” che significa recessione e necessaria oculatezza nell’investire i fondi straordinari, statali ed europei. Un compito da bilancio comunale, al quale anche gli “sconfitti” (ma non è bene chiamarli così visto il loro contributo vincente alla causa della partecipazione civica) potranno contribuire: le buone idee non hanno la targa di un partito o di una lista civica.
Buon lavoro ai nuovi amministratori ai quali chiediamo di non disperdere quanto emerso negli incontri preelettorali (anche a distanza), comprese le esigenze di maggior attenzione ad un’ecologia integrale, ad una reale sicurezza (non quella percepita) e ad una reale sostenibilità. Aggiungiamo anche la valorizzazione di quel principio di sussidiarietà (vedi pag. 14) che mercoledì 23 settembre il Papa ha indicato come risorsa fondamentale per uscire dalla crisi.
In questo prospettiva, i nuovi Comuni non dovranno essere “conservativi”, accontentandosi di un’ordinaria amministrazione, ma puntare a farsi “generativi”. E’ l’aggettivo qualificativo che si riferisce a quel modello di benessere comunitario che vede al centro la generazione piuttosto che la produzione. O meglio – come spiega l’economista Leonardo Becchetti – che vede la produzione non come fine ma come vincolo e mezzo necessario per il fine della generazione. Non è un modello astratto, ma che può essere anche misurato dagli studi econometrici: ai Comuni trentini chiediamo di aumentare il proprio indice di generatività, con la quale si intende la capacità delle nostre scelte di avere un impatto positivo su ciò che ci circonda. Per un territorio comunale – come da qualche anno propone la classifica nazionale BenVivere, commissionata dal quotidiano Avvenire – essa combina la vivacità dell’attività economica ed intellettuale (start-up, brevetti), con la ricchezza delle organizzazioni sociali e dell’attività di volontariato, abbinando queste caratteristiche alle misure della sfida generativa per le diverse generazioni (quota di giovani NEET, longevità attiva….
Fra cinque anni i nuovi sindaci saranno giudicati anche sulle capacità di aver “generato” un benessere reale: comunitario, solidale e condiviso con tutti.
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