In ritiro, con il pallone si “intrecciano” le esperienze

Il ritiro precampionato per i giocatori dell’Intrecciante si è rivelato una bella occasione per conoscersi e fare gruppo

In questa strana stagione sportiva anche il calcio torna a scaldare i motori: nel weekend del 20 settembre riparte la serie A, mentre sui campi provinciali si gioca già da qualche settimana.

Tra i palloni che hanno ricominciato a rotolare, ci sono anche quelli dell’Intrecciante, realtà più unica che rara del panorama calcistico trentino, che da due anni ormai coniuga all’attività sportiva una particolare attenzione all’inclusione e al coinvolgimento giovanile, con una squadra composta da giovani trentini, richiedenti asilo e rifugiati provenienti da ogni posto del mondo. Un impegno ancora più importante alla luce del difficile periodo che stiamo vivendo, reso possibile per la terza stagione grazie ad un nuovo progetto finanziato da Fondazione Caritro e supportato da Uisp del Trentino e Sanbaradio, la radio della comunità universitaria.

Per il ritorno in campo bisogna aspettare ancora qualche tempo, in attesa della ripresa dei campionati amatori prevista per ottobre, ma Intrecciante è già al lavoro nella preparazione della stagione: come le grandi squadre infatti anche gli amaranto sono andati in ritiro, con una due giorni sul Lago di Levico fatta non solo di allenamento e tattica, ma soprattutto di incontro e conoscenza reciproca. “Un’esperienza che ha superato ogni aspettativa”, la definisce Serena Endrizzi, presidentessa dell’Intrecciante, soddisfatta dei risultati ottenuti dall’iniziativa: “Siamo abituati ad un continuo ricambio dei giocatori, tra chi arriva e chi parte per i più svariati motivi”, ci racconta, tracciando un bilancio: “I ragazzi nuovi quest’anno sono 10 su 30, un terzo della squadra, quindi è fondamentale lavorare sul gruppo e sulle relazioni. Siamo una squadra che ha bisogno di sentirsi tale, le individualità ci sono, le doti tecniche anche, ma non è facile far giocare assieme tante persone nuove. Il ritiro è servito per rafforzare l’identità di squadra”.

Divisi in piccoli gruppi, ognuno con il suo compito, i giocatori dell’Intrecciante si sono spartiti le incombenze dei due giorni di convivenza, iniziando a lavorare sui ruoli già dallo sparecchiare a tavola, ma nel seppur breve ritiro c’è stato il tempo anche per scoprire le bellezze del Trentino. “Alcuni dei ragazzi conoscono ancora poco il territorio, così abbiamo organizzato un’escursione sul Piz di Levico, ma per quanto abbiano apprezzato la montagna il richiamo del pallone vince sull’alpinismo”, scherza la presidentessa.

Se per i professionisti spesso il ritiro è punitivo, per l’Intrecciante si è rivelato un divertimento, utile anche a programmare le attività di una stagione che vedrà per forza di cose limitate le attività di socialità che hanno sempre fatto da contorno alle partite. “Per sopperire alla mancanza del pubblico sugli spalti i ragazzi hanno proposto di riempire le seggioline con bandiere o con le sagome del pubblico con la maglia dell’Intrecciante, mentre al posto del solito ‘terzo tempo’ conviviale al termine del match, si è pensato di regalare agli avversari un cesto di prodotti tipici arricchito dalla foto e dal racconto della nostra storia”, svela Serena Endrizzi, che da questi tre anni si porta via soprattutto un forte senso di attaccamento: “Anche chi esce dalla squadra, per motivi lavorativi o perché va via da Trento, mantiene un legame forte con la nostra realtà. Ci sentiamo spesso e chi può ci viene a trovare, questo dimostra come l’esperienza fatta nell’Intrecciante lasci qualcosa, a chi parte e a chi arriva, che va molto oltre il calcio”.

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