“Grazie al sit’n’kite posso tornare a provare quel senso di libertà che ritrovavo solo nei sogni”. Parole ed emozioni di Fabian Mazzei, bolognese, uno dei fortunati che in questi mesi hanno avuto il coraggio e la voglia di provare questa nuova disciplina pensata proprio per chi è costretto su una sedia a rotelle. Una tavola ancorata sotto a un sedile trascinata e sollevata, a volte, da una potente vela. Questo è il sit’n’kite e grazie alle caratteristiche naturali del lago di Garda e alla dinamicità di un’associazione locale – Alto Garda Kite – Riva sta diventando un riferimento a livello europeo per chi ci vuole provare. Una volta che si è sull’acqua, planando a tutta velocità tirati dal vento del Garda – l’Ora – è davvero impossibile distinguere un kiter in grado di reggersi sulle gambe da uno che invece non le può più usare.
Questo sport rimette tutti alla pari. “È uno sport che può farti uscire da una prigione chiamata paraplegia”, aggiunge Mazzei. Ma con lui in acqua, nei giorni scorsi, c’erano anche Markus Pfisterer e David Mzee, due svizzeri accompagnati dai volontari dell’associazione sportiva dilettantistica Alto Garda Kite (AGK) che ha la sua sede operativa a porto San Nicolò. «Il nostro, di solito, è descritto come uno sport estremo. Non è così – spiega Giovanni Poli, presidente del sodalizio – il fatto che lo pratichino anche i disabili dimostra la facilità di apprendimento”.
Così come è avvenuto nei decenni per il mondo dei sub, che vengono a San Nicolò da tutta Italia (e non solo) per immergersi nella palestra oltre il molo, così in tutta Europa si parla di Riva come il luogo prediletto per il sit’n kite: “Grazie al passaparola e a internet, c’è una comunità che arriva da tutto il continente per scambiarsi esperienze, idee, studiare e sviluppare prototipi di sedute e tavole”, aggiunge Poli. David Mzee spiega bene l’emozione che si prova in acqua: “È qualcosa di nuovo. Consiglio sempre agli altri disabili come me di provare la sensazione di velocità, la combinazione tra vento e acqua, la soddisfazione di superare quello che sembrerebbe impossibile per chi vive una condizione come la mia», e parlo da neofita della disciplina. Più esperto l’altro elvetico Markus Pfisterer: “Il sit’n’kite ci permette di stare nella natura ed è uno stimolo a viaggiare e a conoscere altra gente”.
Non è però oro tutto quello che luccica. Il kite – in questo caso da chiunque venga praticato – è uno sport di moda, emergente, ma anche molto “vincolato”. Chi lo pratica sul Garda trentino deve sottostare a precise normative che indicano aree e orari in cui si può “volare” sull’acqua. “Siamo arrivati a numeri importanti – conclude Poli – ora però ci aspettiamo dalla politica un ulteriore passo in avanti per quanto riguarda la navigazione del kitesurf sul Garda trentino, ad oggi ancora molto limitata per quanto riguarda spazi e orari”. Un appello a dare più spazio e tempo a chi sembra meritarselo.
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