Dopo oltre un secolo dalla fine del primo, devastante conflitto mondiale, la memoria collettiva delle popolazioni del Chiese conserva tuttora il ricordo di un tragico periodo di devastazioni, dei tanti caduti sui due fronti contrapposti, di abbandono forzato della terra natia.
Tra i luoghi sacri cari alla memorialistica locale rimangono i piccoli cimiteri disseminati nei pressi delle linee di confine, nel Trentino ed anche nelle Giudicarie. Uno di questi è l’ex cimitero militare di Clef, nei pressi dell’omonima malga, nel Comune di Pieve di Bono-Prezzo. Nei primi mesi di un tragico, freddissimo 1917 accolse le salme di 252 soldati italiani, per la gran parte vittime di slavine, frane, malattie. Nel 1933 i poveri resti furono riesumati e traslati nell’Ossario di Castel Dante a Rovereto. Dopo decenni di abbandono, a partire dal 1976 gli alpini delle Giudicarie ed in particolare quelli del gruppo di Pieve di Bono si presero cura di quelle zolle sconnesse, segni dei tumuli originari per fare in modo che il sacro luogo divenisse momento perenne di testimonianza e monito per ogni generazione. Furono tanti gli interventi negli anni che seguirono, per iniziativa e sensibilità espresse dei capigruppo che si susseguirono a Pieve di Bono, da Gaetano Ballini, promotore delle prime concrete azioni, a Guido Maestri, da Mario Mazzacchi a Mario Castellini, sempre sostenuti da penne nere “vecie” e giovani.
Il più recente intervento degli alpini del gruppo della Pieve, guidati dal neo presidente Placido Bugna, risale alle settimane scorse. I bravi ed efficienti volontari – Cleto, Fulvio e Lorenzo Bugna, Renato e Ivo Maestri, Ernesto Nicolini con il supporto di Franca Iob – hanno portato il materiale sul colle cimiteriale che s’erge nella piana di Clef, hanno posato 44 nuove croci in legno, costruito un nuovo altare a servizio dei momenti di preghiera in suffragio dei caduti; hanno sistemato un nuovo pennone alzabandiera e rinnovato la recinzione con un cancello che potrà scongiurare le ancora recenti intrusioni di animali al pascolo, irresponsabilmente lasciati liberi un un luogo che merita il massimo rispetto, pubblico e privato.
Non vi sarà purtroppo, questa estate, a seguito delle inevitabili prescrizioni antiCovid19, la tradizionale festa alpina con la contestuale cerimonia religiosa nel rinnovato cimitero di Clef. Ma il lavoro collettivo compiuto ancora una volta, con la piena condivisione dell’Amministrazione comunale, dai volontari del gruppo alpini di Pieve di Bono per onorare quei 252 caduti rimane, a testimoniare l’ideale congiunzione tra eventi lontani e tragici e la volontà di non dimenticare e di sostenere l’anelito di pace dei popoli del nostro tempo.
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