È “Vulnerabile bellezza“, di Manuele Mandolesi (Italia, 2019), il film che ha ricevuto oggi, nell’ambito del Trento Film Festival, il premio istituito dalla Fondazione Dolomiti UNESCO e dalla SAT Società Alpinisti Tridentini al miglior film che documenti la consapevolezza delle comunità rispetto agli eccezionali valori universali riconosciuti da UNESCO e la capacità di una conservazione attiva del territorio.
Oltre ai premi e ai riconoscimenti della giuria internazionale, durante il Festival vengono infatti assegnati dieci riconoscimenti speciali, offerti da associazioni o enti partner del festival e attribuiti da giurie indipendenti, che vengono annunciati nel corso della manifestazione e consegnati direttamente in sala in occasione della proiezione del film premiato.
“La storia di questa giovane famiglia che decide, dopo il terremoto nel Centro Italia del 2016, di rimanere nella propria terra e di ricostruire, in mezzo a mille difficoltà, la propria vita, ci ricorda ancora una volta che non siamo noi a dettare le leggi alla natura, ma che dobbiamo cercare con essa un rapporto di rispetto, che diventa anche di reciproco vantaggio”, spiega la giuria motivando la scelta: “I motivi del premio che viene assegnato al film “Vulnerabile bellezza” sono in parte gli stessi che hanno attribuito alla giovane protagonista, l’allevatrice Michela, il premio per la biodiversità nell’agro alimentare della regione Marche nel 2017. La sua decisione di recuperare l’allevamento di una razza ovina presente sui Sibillini fin dal XVIII secolo, ma ormai quasi del tutto scomparsa, diventa non solo incentivo per dare avvio a una filiera agroalimentare che coinvolga anche altre attività produttive, ma rappresenta anche la rigenerazione dei pascoli in quota, oggi in gran parte abbandonati e il cui recupero è invece fondamentale per la biodiversità ambientale. Una scelta di vita che nasce, e non altrimenti potrebbe essere, da un forte legame con la terra, gli animali e l’ambiente naturale, che viene presentato con splendide immagini nelle varie stagioni; legame vissuto profondamente e quotidianamente, alimentato da un intenso e reciproco rapporto con i diversi luoghi vissuti e praticati da Michela, Stefano e dai piccoli Diego ed Emma, componenti a tutti gli effetti della famiglia”.
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