Un centinaio di documentari e film a soggetto selezionati per le varie sezioni di cui 25 in concorso. Sono i numeri della 68esima edizione del Trento Film Festival in programma da giovedì 27 agosto al 2 settembre che per via del virus ancora presente ha dovuto prendere le necessarie misure di prevenzione.
Oltre ad un maggiore numero di sale e arene di proiezione, tutti i film (ad eccezione di quelli etnografici di Eurorama che saranno solo online) si potranno vedere sia al cinema che in streaming collegandosi e acquistando il biglietto sulla piattaforma online.trentofestival.it.
Scorrendo il catalogo, tra i doc in concorso per l’assegnazione delle Genziane, un gradito ritorno. È quello del cileno Patricio Guzman di cui, nelle scorse edizioni, era stato proposto lo splendido “La memoria dell’acqua”, un affresco tra storia, natura e politica del Paese da cui il regista è dovuto fuggire a suo tempo a causa del golpe di Augusto Pinochet che depose, e uccise, Salvador Allende. Quest’anno in “macchina” La cordillera de los suenos che “filma – afferma Guzman – questa immensa spina dorsale (quella della Cordigliera delle Ande, ndr), per esplorarne i misteri, potenti rivelazioni della storia passata e presente del Cile”.
Il leopardo persiano che vive nel Kurdistan iracheno, la sua ricerca, per ora senza risultati, da parte di Sidik, che trovandolo spera che l’intera area venga sottratta alla guerra a bassa intensità contro i Curdi che imperversa da anni, è il focus di Sidik and the panther del curdo olandese Reber Dosky: “Una commovente ode visiva alla perseveranza e al patriottismo pacifico – afferma il regista – La speranza che con la costituzione di una riserva naturale protetta le armi tacciano”.
Nuno Escudeiro, portoghese, ha studiato anche a Bolzano, alla scuola Zelig. Quando era nel capoluogo altoatesino, in un doc si occupò dei migranti al Brennero. In The valley riprende il tema attraverso le conseguenze del passaggio migratorio al confine italo-francese. In particolare analizza l’accoglienza degli stranieri da parte della popolazione della valle di Roya che si è trovata, ospitando i migranti, sul banco degli imputati finendo in tribunale. The wind. A documentary thriller, già passato al Trieste Film Festival, del polacco Michal Bielawsky, documenta i danni provocati da Halny, un vento potente costante della regione di Zakopane.
Altri film si occupano del vento, questa volta di Vaia, la tempesta che nel 2018 ha massacrato anche le foreste trentine. Nella sezione Orizzonti, Con le mie mani di Mattia Venturi è ambientato in val di Fiemme mentre ne Il bosco cresce in silenzio e a ritmo della musica, di Stefano Volcan, alcuni studenti di Cavalese studiano gli effetti provocati da quello straordinario e disastroso evento realizzando poi una serata pubblica con la partecipazione del musicista Angelo Branduardi.
Nella sezione “Terre alte”, Talking soil dello svizzero Jan Baumgartner, porta in Bosnia. Seguendo alcuni sminatori che cercano di liberare il territorio da migliaia di ordigni, lascito della guerra degli anni Novanta.
Film e programma completo sul sito trentofestival.it.
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