Sabato 22 agosto, durante la Messa delle ore 18, la comunità di Sardagna ha salutato le amatissime suore, in procinto di trasferirsi dalla loro attuale dimora nella canonica della parrocchia alla Casa della Congregazione di Telve Valsugana.
Una celebrazione toccante, a cui hanno partecipato anche il vescovo Lauro Tisi, don Severino Vareschi, padre Gianni Baraldo, don Augustyn Babiak e le suore di Maria Bambina della Casa Madre di Trento, che hanno voluto portare il loto saluto e ringraziamento a suor Giovanna, suor Giuseppina e suor Teodora.
Le suore di Maria Bambina erano a Sardagna da quasi cento anni; nel 2021 sarebbe infatti trascorso un secolo dal loro arrivo in paese. È stato nel primo dopoguerra infatti che l’allora parroco, don Giuseppe Amech, il prof. don Giuseppe Degasperi e il cav. Innocenzo Rizzi si erano rivolti alla Congregazione delle Suore di Carità delle Ss. Capitanio e Gerosa per chiedere l’invio a Sardagna delle maestre per l’asilo infantile che già negli anni Dieci era stato aperto in paese.
Le prime religiose quindi arrivarono a Sardagna il 15 ottobre 1921: suor Ester Cristofolini, Suor Concetta Nicolini e Suor Carolina Roncher furono subito impegnate ad accudire 18 bambini che aumentarono negli anni seguenti fino a 65. In un paese poverissimo, le suore si prodigarono per l’istruzione e l’educazione dei bambini in età prescolastica per molti anni, senza cessare il loro impegno quando, negli anni ’70, la scuola d’infanzia diventò pubblica, anzi, le religiose continuarono a occuparsi dell’educazione delle ragazze, dell’oratorio e di molte altre attività della parrocchia.
Fino ad oggi suor Giovanna, suor Giuseppina e suor Teodora si sono prodigate al servizio della comunità, da custodi della chiesa e della canonica, facendo visita ai malati, occupandosi delle tante incombenze quotidiane, sempre disponibili verso tutti. Presenze davvero insostituibili, purtroppo destinate a lasciare il paese, che dovrà fare a meno di loro.
Non ci sono altre suore che potranno venire al loro posto. I tempi sono cambiati, e la forte diminuzione delle vocazioni sta inesorabilmente svuotando i conventi e i monasteri. Anche Sardagna dovrà arrendersi a un nuovo modo di vivere la religiosità; si dovrà pensare a un maggior coinvolgimento dei laici e a una nuova organizzazione della parrocchia da tempo senza più il parroco e ora anche senza le suore, che rimarranno però nel cuore della comunità.
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