Lo scrittore e giornalista Sergio Zavoli, scomparso stanotte a 96 anni, è ricordato a Trento per la sua “lectio” all’Arcivescovile del 28 febbraio 1997 su invito del direttore di Vita Trentina don Agostino Valentini (per il 70° del settimanale) e del Collegio Arcivescovile. C’erano 700 persone ad ascoltarlo (in diretta anche su radio Studio Sette) nell’aula magna gremita attorno ai temi del suo best seller “Credere, non credere”.
Una visita a Trento che Zavoli poi ripetè all’allora sindaco Dellai ed un legame che s’intensificò anche in virtù del rapporto di stima reciproca che legava il grande giornalista a Chiara Lubich.
Lei ha trovato una risposta alle continue domande che l’uomo deve farsi? gli chiedemmo ai microfoni della radio diocesana. E Zavoli rispose: “Noo, non c’è risposta. Essa sta in quel misterioso evento che se accadrà sarà la risposta definitiva e totale – disse alludendo alla risurrezione dei morti – . Più che scommettere come Pascal, io penso che ci dovremo arrovellare fino alla fine. In fondo, la dignità di essere uomini sta proprio in questo continuo riflettere sulla condizione umana”.
Nel lungo testo, letto con la sua inconfondibile voce, Zavoli affermò anche: “Se Cristo tornasse penso che il più semplice, il più disarmato dei cronisti – a nome non dei cristiani soltanto ma di tutta l’umanità – gli direbbe: perchè non ci hai subito e tutti convertiti, e invece hai chiesto di cercarti, accettando che non ti si trovasse e d’essere persino bestemmiato”.
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