Facendo tesoro dell’esperienza della Terra dei fuochi, Il gruppo “Fermiamo la riapertura della discarica” promotore dell’incontro pubblico tenuto la sera del 15 luglio sotto il colonnato della scuola elementare di Sardagna ha pensato bene di raccogliere indicazioni tecniche utili a sbrogliare un nodo gordiano che rischia di ingigantirsi.
Da anni i residenti vivono sul chi va là per paura di assistere impotenti ai riconferimenti di rifiuti speciali nella discarica coltivata a ridosso delle prime abitazioni. Il sito, che ancora non ha saputo riscattarsi dalla nomea di “vergogna di Trento”, pecca di impermeabilizzazione, ovvero cinturazioni e sistemi drenanti per il recupero del percolato.
Già i retroscena della scottante inchiesta giudiziaria “Tridentum” confluita nel sequestro dell’impianto (poi regolarizzato con una certa disinvoltura) in mano a Sativa Srl avevano aperto un vaso di Pandora con tanto di demoni di una gestione degli stoccaggi all’acqua di rose.
“Non posiamo pensare al futuro di questo paese con la minaccia della discarica per le falde acquifere”, l’avvertimento di Walter Nicoletti chiamato a moderare due ore intitolate “Torneranno i prati”, con quell’accezione di speranza che però si trascina dietro un carico di insidie procedurali.
Sardagna non ci sta a farsi schiacciare nel ruolo di spettatore, nemmeno a recitare la parte della vittima sacrificale davanti ai decisori di turno. Dunque, di gettare la spugna manco parlarne. Per questo ha accolto con vivo interesse la testimonianza di Mario De Biase, sociologo, attivista e già sindaco di Salerno. In qualità di ex Commissario di Governo per le bonifiche della Regione Campania ha illustrato gli interventi urgenti di messa in sicurezza dell’ex Resit di Giugliano in provincia di Napoli. Una bomba ecologica in cui la malavita aveva sversato 480 mila tonnellate di scarti industriali compromettendo, in un connubio di illegalità e connivenza, aria, suoli e falde freatiche.
Un disastro di proporzioni inaudite, le cui responsabilità vanno ricercate anche nei meandri delle istituzioni che, quando opportuno, non hanno mosso un dito contro quello scempio. “Non ho soluzioni da darvi, ma un metodo di lavoro da proporvi”, il refrain del sessantottenne ospite partenopeo sorretto dalla convinzione di “non poter parlare di soluzioni progettuali senza la conoscenza esaustiva e dettagliata di cosa affrontare e quali problemi risolvere a Sardagna”.
Nella “campania felix”, con la sua immensa e ubertosa estensione capace di pesche, albicocche, mele e pomodori, hanno adottato un approccio preciso al problema. Il 15 luglio 2019 i lavori sui 6 ettari dell’’ex Resit sono stati ultimati e la discarica non è più una minaccia. Non disperde più percolato né biogas, è stata trasformata in un parco verde: mezzo migliaio di alberi ad alto fusto, 8 mila piante arbustive e due murales giganti che simboleggiano il ritorno dell’area alla legalità.
Anche Sardagna potrebbe seguire a ruota: impermeabilizzazione del sito inquinato con una geomembrana in polietilene ricoperta di uno strato di terreno vegetale dello spessore di almeno un metro. Forse così potranno tornare i prati, gli alberi e le farfalle. E il sorriso della gente, ora piuttosto intimorita. “Dopo la tragica pattumiera di Stava – l’intervento del prolifico scrittore trentino Luigi Sardi – abbiamo avuto quella di Sardagna, un perfetto biglietto da visita per il Bondone turistico e soprattutto un regalo per i nostri nipoti. A questo punto c’è una sola certezza, quella di chiudere questa discarica”.
Dopotutto ciò corrisponde alla ferma volontà dei residenti del sobborgo delle castagne noto e celebrato in passato per la “busa degli orsi”. Nell’autunno di due anni fa avevano lanciato una petizione popolare forte di 485 firme per lo stop ai conferimenti e il ripristino dello stato dei luoghi. “Adesso abbiamo le idee più chiare – l’impressione della portavoce Alessandra Degasperi prima dei saluti di congedo – sono sicura che la politica sarà sensibile a questo tema”. Politica tutta orecchie, con i candidati sindaco di Trento non accorsi per pura passerella elettorale in pieno stile e dichiaratisi pronti a raccogliere la sfida.
Nel frattempo la Circoscrizione ha estratto gli artigli. La dura battaglia si può vincere anche promuovendo la sensibilizzazione, senza suscitare chissà quale clamore mediatico.
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