Torna anche nel 2020 “Strike! Storie di giovani che cambiano le cose“, il concorso che premia le iniziative di successo ideate da giovani tra i 18 e i 35 anni residenti nelle province di Trento, Bolzano, Sondrio, Brescia, Verona, Vicenza e Belluno.
Tanti i premi in palio, a partire da quelli destinati ai tre progetti vincitori, che riceveranno ben 1000 euro ciascuno da destinare alla promozione tra i giovani del loro strike. Poi il premio del pubblico, 500 euro, e il premio “Storytelling” in collaborazione con il partner Favini.
Per iscriversi al concorso, ideato e promosso dall’Agenzia provinciale per la famiglia, natalità e politiche giovanili con Fondazione Demarchi, Cooperativa Mercurio e Cooperativa Smart, c’è tempo fino al 25 settembre prossimo. Partecipare è facile, basta inviare una breve video-presentazione della propria storia e del proprio progetto, e compilare il form di partecipazione seguendo le istruzioni sul sito www.strikestories.com.
Tanti gli ambiti nei quali possono spaziare le storie partecipanti: dall’impresa all’autonomia personale, dalla cultura al volontariato, dallo sport alla politica o alla tutela dell’ambiente. Quello che veramente importa è avere raggiunto un primo traguardo, un obiettivo di cui andare orgogliosi.
A vagliarli quindi sarà una giuria composta da esperti e personalità di spicco nel mondo giovanile, che selezionerà le 10 migliori proposte. I finalisti avranno l’opportunità di partecipare in autunno ad un laboratorio di storytelling con due formatori diplomati alla scuola Holden di Torino, ed infine esporranno la loro esperienza nella serata conclusiva di sabato 21 novembre allo Smart Lab di Rovereto.
Sarà la finale quindi a decretare i vincitori degli ambiti premi e a consacrare il successo dei personali Strike! dei partecipanti, ispirazione e sprone per altri giovani ad attivarsi e a “concretizzare i loro sogni nel cassetto“, come li definisce l’assessore Bisesti: “Alcuni di questi progetti in passato si sono trasformati in attività lavorative e questo risultato, come ente pubblico, non può che renderci orgogliosi”.
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