Da Candriai a Vason, passando per Vaneze. Le chiesette sul versante Est della montagna di Trento meritano di essere visitate. La loro storia è legata agli anni, in cui il Bondone si popolava delle baite che ancora oggi lo caratterizzano: i trentini pensarono bene di affiancare alle tipiche costruzioni montane anche alcune chiesette.
Il primo piccolo gioiello che incontriamo, salendo da Trento, è a Candriai, proprio sopra il “malgone” appena fuori dall’abitato. Nascosta dalle conifere, osservandone la forma, gli esperti non fanno fatica a riconoscere che la struttura sia frutto del recupero di un’antica malga.
Erano gli anni Cinquanta, dopo i lavori di realizzazione fu dedicata a Santa Chiara. Più tardi, nelle vicinanze, sorse la “canonica dei frati” che per tanti anni, oltre ai religiosi, ospitò durante il mese di agosto, il vaso della fortuna e i tornei di briscola e bocce.
A quota 1650, al termine della scalata del Bondone, si trova invece la “cesota” di Vason. La piazzetta che la ospita porta il nome di chi ne volle fortemente la costruzione, il cappuccino Riccardo Cetto. Negli anni Cinquanta il frate vi salivaper celebrare l’eucarestia incontrando i fedeli che pregavano in garage liberi o in qualche sala d’albergo.
In poco tempo si riunirono gli albergatori Nicolussi, Zanella, Pedrotti, Calovi, l’architetto Giorgio Pontara e il commerciante Girelli per pervenire a una soluzione ponderata. In questo quadro intervenne il frate minore, abile nel racimolare i fondi necessari all’edificazione della chiesetta. Cospicue furono le elargizioni di privati, essenziale la cessione del terreno per spirito di liberalità dell’Asuc di Sopramonte, massiccia la manodopera prestata dai vigili del fuoco volontari. La chiesa si sviluppa sotto un tetto a vela “svergola”, mentre sul fondo, una grande vetrata invita lo sguardo a spaziare sul Gruppo del Brenta con la Cima Tosa.
La più anziana delle tre “sorelle” del Monte Bondone è quella di Vaneze, che nei prossimi giorni compirà 90 anni senza però poterli festeggiare. Immersa nel verde a quota 1.320 metri e dedicata alla Madonna della Neve, protettrice degli sciatori, il 6 luglio di nove decenni fa, vi si celebrò la prima Messa. Erano terminati i lavori di edificazione dopo anni di lavori sul progetto (1925) del trentino Ettore Sottsass senior, uno dei grandi architetti della ricostruzione post bellica.
Committenti un gruppo di appassionati del Bondone, per lo più cittadini benestanti, fra cui spicca la figura dell’ingegner Montagni, uomo probo e generoso che si spenderà moltissimo nell’impresa.
L’idea – legata al “sogno” di Trento Alta, la città che nel primo dopoguerra si espande sulla “sua” montagna – prenderà forma nel 1929. Un anno più tardi Luigi Bonazza eseguirà il bellissimo affresco sulla facciata: al centro è raffigurata la Madonna delle Neve e, in preghiera, alla sua destra i montanari e alla sua sinistra un cacciatore con i primi turisti del Bondone.
Se oggi conosciamo la storia della chiesetta di Vaneze è anche grazie al lavoro di don Franco Lever, professore emerito della facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università pontificia salesiana di Roma.
Il salesiano si è interessato e appassionato alla storia della chiesa della Madonna delle Nevi di Vaneze sulla quale, purtroppo, non esiste documentazione. Ha fatto quindi ricerche in archivi privati e, avvalendosi di lettere, fatture, annotazioni, fotografie è riuscito a ricostruirne il passato, testimoniato soprattutto in articoli di giornale dell’epoca.
Ancor oggi, la piccola chiesa conserva un forte richiamo culturale, in quanto ricorda il Bondone allo stato nascente, come zona di turismo popolare, distensivo, alla portata di molti.
Lascia una recensione