Il 19 giugno di 10 anni fa, si spegneva, Betty Sommavilla. Settantotto anni, missionaria laica originaria di Campitello di Fassa, Mama Betty, come tutti la chiamavano, si è spesa per oltre un decennio, senza limiti, per i piccoli ospiti del reparto di pediatria di Kimbondo, in Congo.
Dopo la prima esperienza missionaria in Camerun e nonostante il peso degli anni e degli acciacchi che già si facevano sentire, Mama Betty, di fronte all’immensa sofferenza di tanti bambini si è rimboccata le maniche senza mai risparmiarsi.
Grazie ai gruppi missionari Freinademetz e Mato Grosso, Mama Betty ha saputo rompere il silenzio per lanciare un sos alla sua terra, la valle di Fassa, ricca di fede ma anche di risorse economiche. Poi i pressanti inviti ai gruppi missionari. “Qualcuno deve venire a vedere la nostra situazione e come abbiamo impegnato i vostri soldi”.
Fino all’ultimo incontro a Pera, nel settembre 2009, con gli ultimi suoi messaggi, anche allora forse non sufficientemente recepiti, seppure accompagnati da un video testimone delle grandi difficoltà a Kimbondo. “Devo andare là dove il Signore mi ha chiamato – diceva – là dov’è la mia famiglia, dove sono i miei bambini che mi aspettano a braccia aperte. Bambini che un po’ sono anche vostri”.
Betty è stata sepolta a Kinshasa, nel cimitero dove riposano i sacerdoti, i missionari religiosi e laici defunti. È la prima delle nostre “Vite trentine”, un’iniziativa speciale che vi racconterà i personaggi mai dimenticati della nostra terra, che rivivono anche attraverso i ritratti eloquenti di Giorgio Romagnoni.
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