Leonardo fa Marat di Jacques Louis David, il suo smartphone è il calamaio del 2020. La dama con l’ermellino di da Vinci si chiama Sofia. Noemi interpreta magistralmente la “Donna seduta” di Egon Schiele, la posa e i capelli sono gli stessi. Addirittura Antea fa… l’Antea del Parmigianino.
Le immagini che troverete in questa pagina hanno come protagonisti ragazze e ragazzi dell’Arcivescovile e sono alcune delle creazioni vincitrici del concorso “Opere d’Arci”, la sfida lanciata durante la quarantena dalla professoressa di arte Giorgia D’Annibale. L’idea è piaciuta anche ai colleghi e alla fine tutto l’Istituto è stato coinvolto, dalle elementari alle superiori, da Trento a Rovereto.
“In pieno lockdown, facendomi ispirare da una simile iniziativa lanciata da un museo di Los Angeles, ho pensato a un modo di stimolare gli studenti e le loro famiglie cercando di fare arte in maniera un po’ diversa”, spiega D’Annibale raccontando la genesi di questo particolare contest. “Durante le lezioni ricordo sempre che l’arte è bellezza, e che la bellezza salverà il mondo. Slogan quanto mai adatto visto il particolare momento storico…”.
Alla fine, durante le settimane di quarantena, in un centinaio hanno inviato le loro creazioni che ora formano un album davvero singolare sulla pagina Facebook “Collegio Arcivescovile Trento”. “Non sa quanto ci abbiamo impiegato a scegliere le migliori”, sorride l’insegnante di arte. “Ci sono arrivate tantissime fotografie, i ragazzi sono stati bravissimi, coinvolgendo in alcuni casi anche i famigliari nel rifacimento di opere d’arte più o meno famose. Il tutto complicato dal fatto che, non potendo uscire, hanno dovuto arrangiarsi con ciò che trovavano in casa”.
Divise per categorie e tematiche, otto di queste sono state premiate, per ora solo virtualmente: tra queste anche una menzione speciale per “la lettura del contesto storico”, che è andata a Luca, ragazzo di quinta elementare, moderno Perseo celliniano, in posa fiera, con l’ombrello al posto della spada in una mano e, nell’altra, il sacchetto delle immondizie al posto della testa di Medusa. “Solo uscire a buttare la spazzatura è diventata un’impresa”, il testo della mail con allegata la fotografia vincitrice. E come dargli torto?
Visto il successo ottenuto, la sfida potrebbe essere anche riproposta. “Ho visto i ragazzi davvero galvanizzati, perché, seppure in maniera scherzosa, leggera, questo è un modo di mettersi in gioco, di imparare qualcosa per non dimenticarselo più”, sottolinea la professoressa. “Di entrare in contatto davvero con quell’artista, di calarsi in un determinato contesto storico”.
Non tutto il male viene per nuocere insomma, se si riesce a sfruttare le occasioni, anche grazie alle infinite possibilità offerte delle nuove tecnologie. “Chiuse le classi, abbiamo praticamente subito iniziato con la didattica a distanza e devo dire che è funzionata molto bene. Anche se non è stata una passeggiata: gli insegnanti hanno dovuto completamente ritararsi e i ragazzi sviluppare competenze nuove soprattutto sul piano informatico e tecnologico”.
Insomma, pur nella consapevolezza che le lezioni “in presenza” siano insostituibili, il bicchiere, ora che è suonata l’ultima campanella, può sembrare mezzo pieno. Anche se…“lo ammetto, abbiamo sperato fino all’ultimo di poterci incontrare. Ho visto qualche occhio lucido dall’altra parte dello schermo, è stata dura salutarsi cosi, anche se penso che ai ragazzi qualcosa di positivo di tutto questo sia rimasto”, conclude la professoressa Giorgia D’Annibale. “Da settimane possiamo andare a comprarci un vestito, siamo tornati al ristorante. Credo che la scuola sia stata lasciata un po’ in disparte nelle scelte fatte, tant’è che ancora non sappiamo cosa succederà a settembre. La speranza di tutti, naturalmente, è quella di potersi ritrovare tutti assieme, di nuovo in classe”.
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