Il miracolo dei gesti

Illustrazione di Lorena Martinello: “Per illustrare il calendario per bambini “Due piccoli pesci” mi sono basata sulle frasi domenicali del calendario giornaliero “Cinque pani d’orzo”, che i nostri fratelli di Tavodo preparano con amore da tanti anni. Arrivata al bozzetto per l’illustrazione di questa domenica, ho notato che la frase era la stessa di quella del 19 aprile. Inizialmente volevo cambiarla, scegliendo magari un versetto del salmo o un’altra frase della liturgia domenicale. Poi, però, ho pensato che quello rimaneva un validissimo messaggio di Gesù, che ci dice – e ci ripete – di non stancarci di amare, diffondendo l’amore del Padre con generosità in tutte le direzioni, con il cuore leggero come un aeroplanino di carta. E allora, come dicevano gli antichi, repetita iuvant, le cose ripetute aiutano! I gesti d’amore vanno ripetuti e ripetuti e ripetuti e ripetuti…”

Domenica 31 maggio 2020
At 2, 1-11; Sal 103; 1 Cor 12, 3b-7. 12-13; Gv 20, 19-23

Pentecoste è probabilmente una festa sconosciuta. Indica i cinquanta giorni dopo la Pasqua. Era per gli Ebrei una grande festa che celebrava il dono del grano, simbolo di un Dio che si prende a cuore l’uomo e le sue vicende sulla terra. Ma celebrava soprattutto l’alleanza, il patto di amicizia tra Dio e il suo popolo, avvenuta sul monte Sinai.
A Mosè Dio ha dato la legge (le dieci parole, i comandamenti) perché, osservandola, si potesse instaurare un autentico rapporto d’amore con il popolo. Ma la legge non crea rapporti d’amore: a volte non se ne capisce il senso, altre volte diventa troppo pesante. Gesù lo sa e dona lo Spirito santo, che è una presenza liberante. Liberante anzitutto perché presenza amica. «Si trovavano tutti insieme» scrive il libro degli Atti degli apostoli.
E lo Spirito «riempì tutta la casa». E’ un’immagine bellissima, perché è la fine di un modo di intendere la divinità «circoscritto a certi luoghi che chiamiamo sacri». (Angelo Casati) E, invece, qui sacra diventa la casa.
E’ lì, in quella intimità dove le persone si amano, lavorano, soffrono e sperano che lo Spirito scende a ricordare Gesù. E’ lì che fin dall’inizio si spezza il pane e si fa memoria del Risorto.
E’ nella famiglia, «mediante il mutuo affetto dei membri e l’orazione fatta a Dio in comune» che si costruisce la chiesa, e si testimonia nella concretezza l’azione di un Dio che accoglie, perdona e accompagna in ogni momento chi ha bisogno di Lui, attraverso le cure amorose di una mamma, di un papà e dei figli. E’ in quei rapporti, in quell’agire insieme che Dio attua il suo progetto di salvezza. Ed è una tentazione pensare che solo «il tempio» ci può fare incontrare col divino.
Gesù non abitava il tempio, ma la vita reale, piena di contraddizioni, a volte drammatica della gente.
Lo Spirito invita a percorrere queste stesse strade. «Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano e si posavano su ciascuno di loro»: è un’altra immagine stupenda e impegnativa. Lo Spirito non è solo su una comunità presa nel suo insieme. Si divide e si posa su ciascuno, tocca la vita, tocca il corpo di ogni persona. Ciascuno di noi, dunque, è il santuario dei tempi nuovi inaugurati da Gesù.
Dio con il suo Spirito scende ad abitare la terra. Ed è facile, purtroppo, rifugiarci tutti ancora nella religione che vuole Dio soltanto nel luogo sacro, servito da persone consacrate. Diventa facile delegare, tradire il messaggio della Pentecoste e pensare e rinchiudere la testimonianza cristiana solo in certi spazi, in determinate condizioni.
Ma è un alibi: «Del tuo Spirito, Signore, è piena la terra» cantiamo nelle chiese. Ma più che cantarlo, occorre crederlo nella vita, anche quando usciamo dalle chiese e rendere il nostro tempo, un tempo abitato da Gesù.
Solo allora può accadere un altro miracolo, quello di essere compresi da tutti nella loro lingua. E avviene non attraverso le parole o i documenti, ma attraverso i gesti, attraverso quello che noi compiamo. Sono i gesti di amicizia, di vicinanza, di comprensione, di solidarietà a far crescere il regno di Dio, quella società nuova che Gesù è venuto a inaugurare. La presenza dello Spirito in noi è la presenza dell’amore, che ricerca, accompagna, inventa, che non è mai fermo, perché è vento che spazza via discordie e divisioni e rinnova il cuore di ogni uomo.

Sono convinto che anche in me agisce lo Spirito e mi rende capace di portare nella religione e nella storia degli uomini il progetto di Gesù? Siamo capaci come comunità cristiana di parlare il linguaggio dell’accoglienza e dell’unità nella diversità?

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