Muretti a secco, la sfida di Lisa Dotta

Carbonare, frazione di Capriana

Il mantenimento del territorio rurale attraverso lo sfalcio e la conservazione, il rifacimento, dei muretti a secco. E’ la sfida che una giovane contadina di montagna (come ama definirsi), Lisa Dotta, ha lanciato, con se stessa prima di tutto, in una piccola frazione di Capriana, Carbonare, dove vive, anche se le sue coltivazioni sono a Rover, gruppo di case funestate dall’alluvione del 1966, oggi in gran parte abbandonate.

Un microcosmo con un paesaggio selvaggio. Vi abitano un paio di persone anziane, dove Lisa – originaria di Mogliano Veneto (Ve)- ha voluto stabilirsi con il suo compagno che invece è del posto. Se il terreno, impervio e scosceso, non viene lavorato avanza il bosco che diventa padrone ed allora togliere la terra all’incolto e all’abbandono –all’incuria- è una battaglia quotidiana a cui questa giovane donna certo non si sottrae.

Il suo è un appezzamento di circa 2500 metri situato in forte pendenza dove i macchinari è quasi impossibile introdurli e allora è la zappa che Lisa usa per scassare la terra, la roncola per estirpare arbusti e il chinarsi e rialzarsi della fatica quotidiana.

Lisa Dotta
Lisa Dotta ha origini venete ma vive a Carbonare, una frazione Capriana

L’arte del ripristino dei muretti a secco assume particolare importanza, subordinata all’estensione dell’area coltivata, significa rigenerare l’antico terrazzamento, riportando un pezzetto di terra a poter essere di nuovo seminato e coltivato. Una particolarità della sua attività è la produzione e la conservazione di antiche qualità di ortaggi, soprattutto di fagioli, cerca di recuperarli, riprodurli e se la quantità lo consente anche di commercializzarli, rendendoli disponibili a tutti.

E’ questa passione per la terra che caratterizza il lavoro in questa piccola ma volenterosa azienda agricola, dove la giovane laureata in tecnologie forestali e ambientali lavora da sola, supportata dall’affetto e dall’apporto quando è possibile, del suo compagno. “Mi impegno –dice Lisa- per fare un’agricoltura naturale attuando accorgimenti che limitino lo spreco dell’acqua e che mi consentano di non utilizzare pesticidi”.

Emerge una particolare predilezione per i lavori manuali di un tempo quando nelle stagioni “morte” si rifacevano i muri a secco, all’esterno, che venivano svolti insieme ad altri lavori manuali, svolti in casa, come il tombolo o la maglia e il disegno a mano libero. Poi c’ è da dire che le stagioni morte per Lisa non esistono perché si tratta anche di muoversi, tenere i contatti con i ristoranti della zona; frequentare i mercati –prima di tutto quello di Cavalese-; e poi quando c’è da iscriversi ad un corso sulle erbe officinali è sempre un’occasione per imparare per poi mettere a frutto cose importanti per il proprio lavoro.

E’ anche il clima particolare di una piccola frazione di montagna – la vicinanza delle case e la consonanza con le persone – che può rendere il lavoro più umano, un invito ad evitare e ridurre lo spopolamento dei piccoli paesi di montagna. Dalle persone anziane c’è sempre un’occasione per apprendere, per scambiarsi nozioni e sementi (Lisa è arrivata, ad esempio, ad avere una trentina di varietà di fagioli, grazie agli scambi) rompere le solitudini e instaurare rapporti significativi. “Sono relazioni che gratificano” –osserva Lisa. Ecco perché per lei le stagioni non muoiono proprio perché fra un po’ è già il tempo di seminare le piccole sementi dei pomodori e delle melanzane nei rispettivi vasetti e poi osservarli “crescere” lentamente in un ambiente protetto – quasi accompagnarli –  come è nel lento andare della natura. E se adesso è il tempo delle zucche e dei cavoli cappucci, occorre anche attrezzarsi a procurar bastoni e aste per le rampicanti per la prossima stagione fertile. Nuovi impegni assunti con rinnovato slancio, Lisa è contenta, va bene così, l’entusiasmo non manca.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina