Floriana, talento educativo fra media e bene comune

Con l’abbraccio ideale di tanti colleghi, conoscenti e studenti abbiamo salutato mercoledì 6 maggio la prof.ssa Floriana Tagliapietra (trovata morta nella propria abitazione il 3 maggio) in attesa di poterla ricordare nella Santa Messa tra qualche settimana. Aveva 80 anni e da oltre 30 curava su queste pagine la critica televisiva ed era collaboratrice apprezzata del nostro settimanale, presenza cordiale in redazione dove ci portava puntualmente un dolce per le grandi feste.

Di origini genovesi, laureatasi in lettere a Padova e formatasi nella Fuci, è stata per anni insegnante apprezzata al “Prati”, ma si è dedicata anche al servizio politico come consigliere comunale a Trento fino al 1980 nell’ambito di quel Movimento femminile della DC che è stato vivaio di protagonismo femminile anche nel sociale.

Oltre alla presidenza dell’AIART, di cui parliamo più sotto, Floriana Tagliapietra ha messo a disposizione le sue competenze nel campo dei media (si era diplomata all’Istituto di Opinione Pubblica “Rezzara” di Vicenza) dentro la sezione trentina dell’UCSI (Unione Cattolica Stampa Italiana) e del Corecom provinciale; si è dedicata al volontariato anche nella parrocchia del Sacro Cuore, nel gruppo trentino del CIF (Centro Italiano Femminile) e nella gestione dello studentato della Pia Unione Provvidenza. Così la ricordano Cecilia Salizzoni e Serena Dalla Torre, le sue più strette collaboratrici.

Per generazioni di studenti, che l’hanno conosciuta in particolare tra i banchi del Liceo “Prati”, è stata un’indimenticabile professoressa di lettere. Ed è stato strano, nei tanti messaggi che ci siamo scambiati dopo la sua scomparsa, realizzare che, nonostante età, caratteri ed esperienze di vita completamente diverse, condividiamo tutti lo stesso ricordo. Strano, ma in fondo inevitabile, perché Floriana Tagliapietra era proprio così come la ricorderemo per sempre: intelligente, preparata, eccentrica, riservata, ironica. Quando entrava in classe, il timore di un’interrogazione, rafforzata dalla mitica minaccia, addolcita dalla sua inconfondibile erre moscia (“Ti do zevo!”), si mescolava sempre al sorriso, perché la sua severità andava sempre a braccetto con la correttezza.

Solo apparentemente sbadata, non faceva mai calare l’attenzione su ciascuno di noi, cercando di tirare fuori il meglio delle nostre capacità. E spesso nei suoi studenti sapeva intuire inclinazioni e passioni. Così a molti è capitato di ritrovarla anche dopo la maturità, non più nelle vesti di insegnante ma compagna di interessi e di progetti lavorativi.

Letteratura, storia, politica, ma anche televisione, cinema, giornalismo: tanti sono i campi che l’hanno vista protagonista discreta ma incisiva. Ed è proprio nell’approfondimento del linguaggio e degli strumenti della comunicazione sociale che l’abbiamo conosciuta in modo diverso, passando dal lei al tu, e sperimentando ancora più direttamente la sua capacità di insegnare ma anche di imparare, di mettersi in gioco.

Aveva ereditato dalla “pioniera” Zita Lorenzi la guida dell’Aiart – Associazione Spettatori, a fine anni ’70, quando la cultura dei media era ancora cosa da specialisti, e aveva proseguito l’opera di alfabetizzazione critica ai suoi linguaggi ampliandola con passione e creatività, riuscendo a coinvolgere esperti universitari e giovani di oratorio, insegnanti e genitori, spaziando dal corso di aggiornamento, agli incontri di teleforum, alle esperienze di video e di filmmaker… Lei stessa aveva messo in scena con i suoi studenti una versione dei Promessi Sposi, e a noi allora ragazzi aveva consentito di sperimentarci nell’inchiesta televisiva a livelli semi-professionali. Era sempre pronta a riconoscere il talento e a spronarlo, investendo del suo senza esitazioni e senza farlo pesare. Perché Floriana era generosa tanto quanto era riservata e schiva.

Già minuta di suo, tendeva a sottrarsi allo sguardo (ce ne accorgiamo anche ora cercando di ritrovare con difficoltà una sua foto), ma era sempre disponibile e attiva (ha collaborato con Vita Trentina fino all’ultimo). Con lei si chiude una stagione ricca umanamente e culturalmente, tanto più che a dicembre è morto anche don Lucio Depretto, primo Delegato dell’Ufficio diocesano comunicazioni sociali, l’Ufficio con cui lei ha collaborato a lungo, due anni fa è stato soppresso e l’Aiart trentina ha esaurito il proprio corso. Certo non avrebbe gradito titoli sui giornali a suo riguardo, e anche queste note probabilmente la farebbero sbottare in un rimprovero arguto. Allora nel flusso dei ricordi, fermiamo quest’immagine di lei, con il sorriso sulle labbra e negli occhi, in cui balenava ironia consapevole e uno spirito fanciullo.

Buon ritorno a Casa, Floriana.

Serena Dalla Torre e Cecilia Salizzoni

Quest'articolo fa parte della rivista anno 81 - n° 30
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