Di tutto ci sarebbe bisogno con la pandemia tranne che di questo irresistibile impulso ad occupare i palcoscenici. Curiosamente tutti si buttano a sottolineare quanto la situazione sia difficile e drammatica e poi quasi tutti non resistono all’impulso di dare ricette a vanvera. Giusto per colpire la fantasia degli ascoltatori e la voglia più o meno generale di uscire presto da questa situazione inattesa.
Rientra in questo clima la pessima figura che ha fatto il premier Conte con una conferenza stampa che ha usato per attaccare frontalmente due leader dell’opposizione, cioè Salvini e Meloni. Non che i due si fossero comportati da statisti, perché erano arrivati a dare del “criminale” al presidente del Consiglio per quanto aveva fatto in Europa, ma, come si insegnava una volta ad educazione civica, le persone per bene non scendono sullo stesso terreno dei beceri. Conte invece non solo l’ha fatto, ma, per coprire il suo spin doctor che gli ha suggerito quella sceneggiata, ha diramato un comunicato stampa in cui negava l’evidenza con logiche da azzeccagarbugli. Quanto questo lo rafforzerà nei negoziati a livello europeo è facile da valutare.
Il fatto è che tutta questa baraonda sul MES è pura polemica demagogica. Non si vuol ammettere che le regole del “primo” MES, quello approvato fra il 2011 e il 2012 erano assai restrittive perché dovevano servire principalmente a finanziare la salvezza di uno stato, la Grecia, che era caduta vittima delle sue dissente politiche economiche: o qualcuno ha dimenticato che quel paese per entrare nell’euro aveva scientemente truccato i propri bilanci? Tutti erano d’accordo che sarebbe stato pericoloso regalare denaro a gente del genere e vollero ci fossero garanzie. Che poi nella loro gestione si sia esagerato, è un altro paio di maniche.
Oggi si è varato di fatto un “secondo” MES, che non è più indirizzato a salvare dal baratro stati colpevoli di crack finanziari, ma a sostenere la risposta ad una crisi globale indotta da una pandemia che nessuno poteva prevedere. Ecco perché di fatto ci si accontenta che ci sia un controllo perché i soldi versati a chi è in difficoltà vengano spesi per la battaglia sanitaria e non vadano dispersi in altri rivoli. E’ una richiesta ragionevole, che è anche nell’interesse degli stati che riceveranno i finanziamenti, perché li metterà in grado di resistere ai prevedibili assalti alla diligenza pubblica che possono venire da soggetti interessati ad altro rispetto al miglioramento del sistema sanitario.
Perché allora l’Italia dovrebbe rinunciare ad un possibile finanziamento di 36 miliardi a tassi più che convenienti? Nessuna persona ragionevole, sia di sinistra, di centro o di destra, spinge per questa soluzione. Il problema è volgarmente politico. Le miopie, per non usare un termine più pesante, dei populismi di vario conio (leghisti, meloniani, grillini, ecc.) devono mostrare di non deflettere dal loro antieuropeismo e impongono che non si utilizzi il MES. Conte, sempre più in crisi di tenuta nel suo ruolo di salvatore della patria, si adegua, incapace di imporsi. Il PD, che pure con Gualtieri ha operato bene e con realismo, è terrorizzato dall’ipotesi che i Cinque Stelle facciano cadere il governo, ovvero l’impalcatura che i suoi dirigenti hanno disinvoltamente e con scarso realismo costruito sin qui: cioè che Conte è un punto di riferimento imprescindibile e che l’alleanza giallo-rossa è la porta per riuscire a godere del sole dell’avvenire.
Purtroppo è evidente che se si aprisse una crisi di governo in questo momento sarebbero bei problemi, perché non si saprebbe come uscirne. La prospettiva di un governo di unità nazionale, non solo è complicata per la forza parlamentare di M5S che pare non ci starebbe, ma per la scarsissima credibilità di Lega e FdI che quanto a gestione razionale della emergenza non offrono garanzie. Non si penserà davvero che si possa reggere sui mercati internazionali e ai tavoli europei sostenendo tagli drastici delle tasse, sussidi a destra e a manca e via elencando?
Questa costellazione politica, come la si definirebbe in tedesco, mette purtroppo il nostro paese in una condizione difficile. Uscirne moltiplicando le commissioni tecniche (peraltro opportunamente composte tenendo conto di tutti gli appetiti politici e sociali in circolazione) è una illusione: il nodo rimane politico e quel nodo andrebbe tagliato, anche se non si sa come fare.
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